Alla festa! – III Parte

Mettere l’essere umano davanti al cibo risveglia in lui istinti primordiali che lo spingono ad accaparrarsi e accapigliarsi per la conquista della agognata tartina. Personalmente non ho mai sopportato chi si avventa sul buffet e sui vassoi non appena vedono il loro arrivo. Ma nell’animo di molti, indistintamente uomini o donne, si risvegliano ataviche consuetudini che li portano a combattere anche per un insulso pezzettino di pane condito. Non ci sto. Mi defilo da questa lotta all’ultima polpettina e mi avvicino ad uno dei gazebo in disparte dove sono già passati i colleghi locusta. Qui ci sono meno persone, sempre troppe per i miei gusti, ma è una condizione più vivibile. Mi sporgo in avanti per arrivare a quel poco rimasto al centro del tavolo e mi accorgo che la mia scollatura diventa oggetto di culto per un paio di ragazzi che si trovano dall’altra parte. Sorrido loro maliziosa mentre mi tiro su… Sicuramente diventerò oggetto di notturne fantasie adolescenziali. Cammino sui miei tacchi dodici incrociando un cameriere a cui hanno sicuramente dato il compito di non far star nessuno senza un bicchiere in mano… e fra le mie dita mi ritrovo l’ennesima coppa di cristallo.

Torno a sedermi in piscina. Mi accomodo su una sdraio bianca aggiustandone lo schienale prima di sentirne il fresco contatto sulla schiena nuda. Allungo le gambe prima di piegarne una mentre sorseggio il cocktail meno piacevole di altri che ho bevuto. Noto gli sguardi interessati e interessanti dei maschietti nei paraggi. Mi piace sentire il loro sguardo su di me… Mi rendo conto che piegando la gamba il vestitino è salito in modo indecente… ma decido di restare lì, così. Il mio rossetto infuocato viene bagnato dai piccoli sorsi che sgorgano dalla coppa di cristallo che lascia trasparire, deformandole attraverso il liquido, le mie unghie rosso fuoco. Un collega si siede sulla sdraio accanto, inopportunamente libera, ed inizia a parlare, non richiesto, di tutto. Ovviamente senza tralasciare particolari che rendono odiosamente ostentato il suo avere e altrettanto vergognosamente misero il suo essere. Si aspetta che rimanga colpita da racconti di barche a vela, yacht, serate in locali da vip, conoscenze altolocate e alla fine se ne va scornato dopo avergli detto sul muso che “non me ne può fregar de meno”, come direbbe un mio amico romano, della sua Porsche Carrera su cui aspirava di portarmi pensando fossi attratta dalla falsa avvenenza patrimoniale che il suo ego proiettava. Spesso i maschi non capiscono che non mi interessa minimamente ciò che loro hanno, sia in senso fisico che in senso patrimoniale. Mi interessa cosa loro siano. Senza stare a scomodare Fromm o qualche altro luminare del settore, non ci vuole molto a capire che tanti cercano di supplire alla scarsezza del proprio essere circondandosi di beni che non fanno altro che nascondere la loro misera vacuità interiore. Ci arrivo pure io che non ho mai fatto studi filosofici… Mi capita anche con i messaggi che ricevo… tanti si presentano declinando come prima cosa le loro indubbie qualità fisiche e sessuali e si meravigliano o si offendono quando faccio capir loro che guardo più a come usano il cervello fregandomene dei decimetri virilmente ostentati nei loro nickname ridicoli o nelle loro descrizioni superficiali.

I miei pensieri pseudo-filosofici vengono interrotti dall’avvicinarsi di un altro cameriere che mi porge un piccolo vassoio, sicuramente di preziosissimo argento inciso, con sopra un bigliettino parzialmente ricoperto da un lembo del tovagliolo finemente ricamato che copre il prezioso manufatto. Lo prendo incuriosita e non faccio in tempo a chiedergli da chi mi arrivi che lo zelante cameriere si è già dileguato verso altri compiti. Apro rapidamente il foglio di carta pergamenata e leggo le poche parole che ci trovo scritte. Sorrido, scuotendo la testa. Un anonimo ammiratore si complimenta con me per la sensualità e l’avvenenza (parole sue). Il pensiero corre al misterioso benefattore che mi ha fatto recapitare i sandali da capogiro pochi giorni prima, ma la calligrafia era totalmente diversa e seppure fossero solo poche parole… traspariva chiaramente tutto un altro stile. Vedo ripassare il cameriere di prima e lo chiamo. Stavolta si avvicina con fare più distaccato, probabilmente si aspetta la domanda, per me, inevitabile. Il leggero rossore del suo volto apparso al suo diniego sull’identità del mittente, mi fa capire che probabilmente ha ricevuto una mancia ben superiore a quanto possa guadagnare in una settimana di serate… e non insisto oltre per non metterlo in imbarazzo. Mi rendo conto che quello che per noi è divertimento, quasi piacere, per loro è lavoro… oltretutto in una sera d’estate in cui chiunque avrebbe preferito fare altro piuttosto che correre fra i gazebo. Decido però di contrattaccare, non posso certo rimanere all’angolo. Se vuole giocare… giochiamo… Prendo sotto braccio il giovane cameriere facendolo arrossire del tutto… per l’inaspettata presa. Imbarazzato si guarda attorno… senza saper che fare… Lo fermo, mi metto davanti a lui e gli chiedo con un tono maliziosamente sensuale di non dirmi chi l’abbia incaricato di recarmi il bigliettino, non voglio certo farlo venire meno alla sua discrezione, ma gli chiedo semplicemente di riferire al mittente di mostrare un po’ di coraggio e di farsi avanti… Gli faccio anche presente che non posso permettermi mance per questo piccolo piacere che gli chiedo… però… gli posso offrire la colazione nei prossimi giorni… Gli scappa un sorriso nervoso e, imbarazzatissimo, accetta. Mi fa tenerezza, ma riesco a dissimulare questa mia sensazione in una particolare malizia quando gli chiedo di darmi il suo numero di cellulare… in modo da poterlo chiamare per far fede alla mia promessa. Ormai le sue guance hanno quasi raggiunto la tonalità viola e riesco ad avere il suo recapito dopo che si è sbagliato un paio di volte nel dettarmelo. Lo vedo fuggire via dopo avermi ossequiosamente salutato come da impeccabile formazione ricevuta. Sono sicura che abbia sudato più in quei pochi minuti che in tutta la serata.

Riprendo a camminare per il giardino, manco a dirlo, perfettamente curato. Un altro cameriere adempie al sicuro compito di non lasciar nessuno a bocca asciutta e mi porge, ossequioso pure lui, un’altra coppa. La sorseggio camminando. Mi intrattengo a parlare con un collega che approfitta di una scusa banale per attaccar bottone… Si complimenta per il look. Mi dice che sono sensualissima con la schiena nuda e perfettamente abbronzata… alludendo chiaramente al fatto che non ho il segno del costume. Si fa un po’ più audace, come non lo è mai stato, e mi chiede, seppur ridendo, se sia così perfettamente abbronzata anche davanti… Approfitto dell’assist e rilancio… dicendogli che sicuramente, visto come mi ha già squadrata, avrà già avuto modo di vedere che davanti qualche segno c’è… ed è chiaramente visibile… data la scollatura del vestito. Lo saluto e ritorno verso la piscina… incrocio la collega con cui sono venuta alla festa mentre sta ancora camminando e parlando amabilmente con il tizio conosciuto prima. Le sorrido e la lascio fare, lei mi guarda leggermente imbarazzata e prosegue. Senza volerlo passo accanto ad una sconosciuta coppietta in intimità… Mi dispiace aver disturbato… non li avevo proprio visti… ma allo stesso tempo mi immedesimo in loro e ne percepisco tutta l’irrefrenabile eccitazione del momento… E` capitato anche a me di vivere situazioni simili di passione incontenibile, di quelle passioni che ti travolgono senza curarti di chi ci sia o di dove tu sia…

Mi siedo ad un tavolino inspiegabilmente deserto, godendo di quel poco rimasto nella coppa che poi vado ad appoggiare, vuota, sul tavolo. Accavallo le gambe, notando che il gesto non è passato inosservato. Alcuni colleghi del tavolo accanto mi guardano, incuranti della presenza delle rispettive consorti impegnate a parlare fra loro. Si guardano complici e tornano a posare gli occhi su di me… Sto al gioco, mi muovo sulla sedia, cercando di dar loro la miglior visuale possibile sulle mie cosce, quasi interamente scoperte. Mi piace avere gli occhi addosso. Non è un segreto. E mi piace stuzzicare… così… cambio posizione, spostando le gambe e accavallandole nuovamente, non prima di aver esitato quel tanto che basta da far impegnare i loro occhi in indiscrete ricerche su di me. Sono certo che se non avessero avuto le rispettive consorti al seguito, me li sarei già trovati seduti accanto. Mi alzo, e giro attorno al tavolo quel tanto che basta da far veder loro la mia schiena nuda, piegandomi poi in avanti per arrivare ad uno stuzzichino al centro del tavolo. Ovviamente non avevo minimamente voglia dell’inarrivabile tartina, ma mi eccita pensare ai loro sguardi su di me in questo momento, ai loro occhi che scrutano le mie gambe… e… tutto quello che la posizione indiscreta lasci intravedere. Poi torno in posizione eretta e voltandomi verso di loro vedo i loro sguardi su di me… e i sorrisi complici.

Il resto della serata scorre via senza altri sussulti particolari. Ovviamente il misterioso ammiratore si è guardato bene dal farsi avanti. Come avevo previsto… Mi ritrovo con la collega per venire via… la vedo arrivare leggermente spettinata, un po’ meno perfettina e… con un vago rossore sulle guance… Le sorrido senza chiederle niente. Non ce n’è bisogno e non la voglio mettere in imbarazzo… Immagino che per lei la serata sia stata sicuramente interessante. Probabilmente adesso dovrà combattere con qualche inutile e stupido senso di colpa. Ci siamo passate tutte… io per prima, per poi lasciarmi a vivere la vita al meglio. Sempre.

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