Borsa, Chiavi e… Desiderio

Lo specchio ancora appannato del bagno inizia a far intravedere il riflesso del mio corpo nudo. Faccio scorrere abbondante acqua fredda sulle ultime resistenze della notte. Intravedo negli occhi riflessi di desiderio, la voglia che è stata presente tutta la notte, senza trovare un adeguato sfogo. I vestiti che andrò ad indossare sono stati suggeriti da un lettore del blog. Sono di là che stanno aspettando la mia eccitazione nel sentirli indossati. Mi guardo ancora… immaginando che gli occhi riflessi non siano i miei… immagino di essere osservata, magari proprio da chi mi segue leggendo i miei post. La luce si spenge quasi a voler interrompere il momento di stasi. Il perizoma nero velatissimo che lascerà trasparire la mia intimità sta risalendo le mie gambe… Lo sto facendo lentamente… immaginando che non siano le mie mani a farmelo indossare e che quelle stesse mani sfiorino lentamente le mie gambe, le cosce, prima di costringere il mio intimo ad inumidirsi appena sistemato al suo posto. Sono già fradicia di desiderio, il perizoma velato non riesce a contenere tutta la mia voglia. Niente reggiseno. Nemmeno stamani. Sono già diversi giorni che ne faccio a meno provando il leggero piacere del tessuto della camicetta che strofina sui capezzoli turgidi di voglia. Passo dalla testa il tubino nero lasciandomelo scorrere addosso, con la lentezza esperta di mani che sanno bene come dar piacere anche solo con l’attesa. I capezzoli turgidi sfregano duramente sul tessuto che sento ruvido, prima di trovare una loro pace temporanea, solamente sospesa, in attesa di ogni piccolo movimento che farà loro trasmettere di nuovo brividi di piacere intenso.

Mi siedo sul letto. Non voglio dargliela vinta, accettando anche il suggerimento sulle autoreggenti. Lo deciderò io se e quando osare. Prendo i collant neri ed inizio a farli scivolare sulla pelle liscia delle gambe, prima di portarli a coprire inutilmente le trasparenze del perizoma. Si bagnano. Anche loro. Ho troppa voglia. E` come se sentissi mani estranee su di me e la cosa mi eccita ancor più di quanto non lo sia già. Avrei voglia di toccarmi, ma il malefico suono sordo del badge segnerebbe un’altra mezz’ora in meno sul mio orario di ingresso. E non me lo posso permettere. Anche se non posso andare in ufficio così… Sono fradicia di desiderio. Guardo la sveglia. Decido di resistere. Uscirò così. Piena di voglia. Pronta a tutto. Mi conosco. Quando sono così mi sento in preda ai miei istinti animaleschi. E non so cosa mi porteranno a fare. Scatto in piedi. Un istante dopo mi trovo rialzata di dodici centimetri grazie allo stiletto metallico dorato dei miei sandali neri. Corro alla porta. Il respiro affannato non solo per la corsa. Borsa, chiavi e… desiderio.

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