La follia del desiderio.

La sua mano arriva improvvisa sulle mie cosce, iniziando a sfiorarmi la pelle nuda scendendo fino al ginocchio per poi risalire fino alla mini. Mi giro di scatto verso di lui, istintivamente. Sul mio volto uno sguardo interrogativo e tutta la meraviglia per un gesto totalmente inatteso. Non mi guarda. Continua a dialogare e ridere con gli altri al tavolo a cui tutti ci troviamo. La lunga tovaglia aiuta a nascondere un gesto azzardato. Mi trovo quasi immobilizzata e spiazzata dalla situazione totalmente inattesa e impensabile. Lo conosco da anni e abbiamo condiviso varie serate assieme alla maggior parte degli altri amici che siedono con noi, stasera, allo stesso tavolo. Fidanzatissimo da sempre con la ragazza che siede alla sua destra e che non posso non guardare distogliendo per un attimo lo sguardo dal suo volto che continua a ignorarmi. La vedo impegnata a chiacchierare mentre lui, come se nulla fosse, continua a sfiorare, lentamente la mia gamba. Torno a guardarlo per un istante, prima di girarmi anch’io verso gli altri a fingere una normalità che non c’è.

Mi sento eccitata per il gesto impensabile. Forse l’ho ingiustamente ignorato in tutti questi anni e, probabilmente, non mi sono mai accorta del suo interesse. Non so che fare. Vorrei fermarlo, ma non riesco a interrompere la magia e l’eccitazione di una situazione così spiazzante. E mi lascio andare ai miei istinti. La sua mano sale, lentamente, con un tocco delicato. Cerco di agevolarlo muovendomi leggermente sulla sedia. Nel frattempo, provo a far finta di niente, portandomi alla bocca qualcosa di, ormai, indefinito che avevo nel piatto. Le sue dita sono a un passo dalla mia intimità, fradicia. Rispondo a caso a qualcosa che mi viene chiesto, ormai non riesco più ad avere la mente lucida. Sono già eccitata al pensiero delle sue dita che incontreranno il pizzo del perizoma bagnato della mia voglia. Mi viene quasi da socchiudere gli occhi per godermi il momento infinito, quando, invece, lo sento improvvisamene staccarsi per un attimo prima di scendere di nuovo verso il ginocchio.

Mi giro istintivamente verso di lui e lo vedo baciare la sua ragazza prima di tornare a ridere con gli altri. La sua mano ferma, mi stringe leggermente la gamba. Poi, riprende a muoversi lentamente, ma più esitante di prima. Muovo la gamba avvicinandola quasi alla sua, lo sento salire di nuovo… con una lentezza che mi fa morire. Sento le sue dita farsi strada sotto la gonna e urtare quasi contro la mia voglia. Non riesco a trattenere un gemito che cerco di soffocare. L’amico che ho a sinistra si gira per un attimo, prima di tornare a parlare di calcio con chi gli sta di fronte. La mano adesso è lì, ferma, dove ha, forse, raggiunto l’obbiettivo della follia di quella situazione.

Sento il suo medio muoversi lentamente e con una precisione inaspettata… Provo a bere la mia birra gelida, quasi a cercare di raffreddare la mia voglia, inutilmente. Il mio respiro va quasi di pari passo al ritmo dei movimenti del suo dito. Inizio a pensare come potrei trattenermi, lì, se dovessi arrivare al culmine del piacere. Poi lo sento staccarsi improvvisamente. La sua mano torna sul tavolo mentre cerco il suo sguardo. Ancora inutilmente.

Devo, in qualche modo, riprendere in mano le redini del gioco… Mi avvicino al suo orecchio e lo provoco «vieni in bagno tra cinque minuti» chiedendogli poi di passarmi l’acqua per non destar sospetti sul dialogo ravvicinato. Ma, talvolta, abbiamo a che fare con eventi imprevisti che mandano all’aria ciò che si pianifica… E quella sera ne è stato un esempio lampante. Mi alzo per andare in bagno e vedo alzarsi anche la sua ragazza. «Aspetta, vai in bagno? Vengo anch’io».

In questo caso un… «imprevisto» mica da ridere e quasi da commedia dell’assurdo. Devo, di nuovo, dissimulare normalità e tranquillità facendo un sorriso di convenienza. Camminando tra i tavoli mi chiede delle mie scarpe e del lavoro, normali dialoghi che di anormale hanno l’antefatto a lei sconosciuto. Devo cambiare piano. Torniamo a sederci al tavolo ben prima di quanto avrei voluto. Cerco di capire come poter agire… poi colgo l’attimo: a fine cena, mentre, fuori dal ristorante, si decide cosa fare, sento dire a lei che vuol tornare a casa perché è stanca. «Mi dareste un passaggio? Sono stanca anch’io e non me la sento di andare al pub». Adesso l’imbarazzato è lui che non proferisce parola, mentre lei accetta volentieri sorridendomi. Cinica. Sì. Lo so. E anche stronza ed egoista. Ma seguo i miei istinti.

Cerco ancora lo sguardo di lui che fa di tutto per non incrociare il mio. Salgo sul sedile posteriore della loro auto. Partiamo. Mi rendo conto di aver, forse, esagerato. Il nervosismo si mescola all’eccitazione di una serata folle e di una voglia interrotta… Lui, divenuto improvvisamente taciturno, non dice una parola mentre lei cerca di mantenere un minimo dialogo sulla serata. Probabilmente anche lui non sa cosa fare né cosa dire. Ha azzardato, stasera. Glielo riconosco e lo apprezzo. Adesso però ho sparigliato le carte in tavola anche se, adesso, la situazione è di nuovo in stallo.

Poi un altro colpo di scena: non so se volutamente o meno, prende una strada diversa da quella prevista per riportarmi a casa. Impreca (o forse dissimula disappunto) prima di venir rassicurato dalla sua ragazza che gli dice di non preoccuparsi e che potrà passare prima a lasciare lei. Sorrido, dietro di loro, in silenzio. Lui fa finta di regolare lo specchietto, in realtà lo regola per fare in modo di non incrociare in alcun modo il mio sguardo. Appena scende, passo a sedere al suo posto, davanti. Parte, in silenzio. «Sei uno stronzo». Non dice una parola. Poi la sua mano torna a cercare la mia intimità. Lo fermo e gioco in contropiede iniziando a toccarlo attraverso i pantaloni. Accosta improvvisamente lungo un viale alberato parcheggiando alla meglio in divieto. Nemmeno il tempo di sganciarsi le cinture e sono a slacciargli i pantaloni. Mi aiuta frettolosamente e di lì a poco il Dior rosso fuoco delle mie labbra scorrerà sulla sua eccitazione.

Mentre cerco di dargli piacere con la bocca, la sua mano torna a cercare la mia intimità bagnata. Di tanto in tanto veniamo illuminati dai fari delle auto che ci sfrecciano accanto, mentre la mia testa continua a muoversi cercando di farmi gustare a lungo tutta la sua voglia. Sento le sue mani prendermi la testa per darmi un suo ritmo. Gli faccio notare le tracce di rossetto, non mio, che ho trovato sui suoi slip. «Nel parcheggio del ristorante, prima di entrare…» Non finisce la frase. Non ce n’è bisogno. Poi inizia a parlare, dicendomi di quanto io l’abbia sempre fatto eccitare e di come si sia masturbato più volte pensando a me. Mi confessa che stasera, mentre la sua ragazza gli dava piacere nel parcheggio del ristorante, pensava alla mia bocca… e si immaginava che fossi io.

Mi stacco improvvisamente da lui e gli dico di farmi godere. Ci mette poco a farmi arrivare vicina al culmine… visto anche com’ero già eccitata… e poco prima di farmi godere lo fermo e gli salto addosso, cavalcandolo lì al posto di guida, tirando da parte il perizoma bagnato di me, totalmente incurante della strada e delle luci che seppur di sfuggita ci illuminano a sprazzi. Mi muovo su di lui, facendolo penetrare a fondo dentro di me… l’orgasmo arriva violento mentre gli affondo il viso nel mio seno attraverso la scollatura del vestito. Cerco di spingerlo ancora più a fondo mentre mi contraggo gemendo di piacere… prima di fermarmi stremata, tornando sul sedile accanto a lui.

Nel suo sguardo il desiderio da tempo desiderato. Il tempo di riprender fiato e mi rigetto su di lui con la mia bocca, mentre gli tengo ferme le mani che avrebbero voluto tenermi la testa, come prima. Gioco a modo mio adesso. Non ci vuole molto per venir inondata, dissetandomi col suo desiderio. Torno a ricompormi, chiudendo gli occhi in attesa che il respiro torni normale. «Portami a casa, ora».

3 commenti su “La follia del desiderio.

  1. ma ciao…
    che bel racconto…
    ottima maniera di inizare il Lunedì…
    PS: a le mie calze le hai ancora…?
    Voglio regalartene altre…
    Ti ho scritto sulla mail…

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