La maschera

La maschera è lì. Sulla sedia. Pronta a coprire gli occhi che guarderanno con avidità tutta la mia profonda passione. E la faranno propria. In una vorticosa e voluttuosa sovrapposizione di anime e di fantasie. Istinto. Puro. Anche stasera. Come sempre, nella mia vita. Non c’è spazio a molto altro. Forse nemmeno a me stessa. E ne subisco le conseguenze, nel bene e nel male. Cammino nuda per casa. Stasera ho lasciato anche le Louboutin. I dodici centimetri in più me li regalano i sandali neri che porto spesso ultimamente, anche a lavoro. Non indosso niente. Niente di più che della mia voglia e della mia passione. Chiudo le finestre, restando al buio mentre disegno con le candele un percorso tortuoso lungo la mia eccitazione. Il suono del campanello mi fa sussultare. Apro, come le volte scorse e corro a posizionarmi al termine del percorso di luci tremolanti. Mi chino davanti alla sedia, piegandomi prima sulle ginocchia e poi chinandomi in avanti. Mi troverà così, a quattro zampe. Pronta ad essere montata come un animale in calore. E lo sono. Mai come in questo periodo. La porta si chiude alle mie spalle. Non mi giro. Silenzio nella stanza. Solo i suoi passi che si avvicinano. Sento il suono metallico della fibbia che si apre e il rumore della zip, fragoroso nella mia mente e nella mia voglia. Chino la testa in avanti, senza voltarmi. Le sue mani sui miei fianchi. Mi tira a sé, sollevandomi quasi da terra, mentre resto piegata e protesa in avanti. Cerco di inarcare la schiena per essere presa con ancora più piacere. Il suo corpo è a pochi centimetri dal mio, lo sento avvicinarsi ancora. E poi, improvvisamente, dentro di me. Sì. A fondo. Con la stessa foga dimostrata l’ultima volta. Gemo di piacere incurante di tutto e di tutti. Ad ogni suo colpo, ad ogni sua penetrazione è un brivido di piacere che mi pervade e mi fa muovere in modo inconsulto. Totalmente in preda dei miei istinti più triviali. Mi stringe con forza i fianchi mentre mi penetra. Lo schiocco di uno schiaffo sul sedere mi fa alzare la testa per un attimo infinito prima di perdermi nell’ennesimo gemito di piacere. Sto grondando, letteralmente. Sento la mia voglia scivolarmi giù per le cosce e mi eccito a pensarmi in quella posa, di fronte a lui. Donata a lui. In tutto e per tutto. Una mano lascia il mio fianco destro per salire lungo la schiena a prendermi per i capelli raccolti in una coda. Mi costringe a reclinare la testa all’indietro mentre mi penetra, ancora, con una foga disumana. Grido di piacere mentre mi contorco sul tappeto in preda a spasmi di piacere, tenuta a malapena dalla sua forza. Sento il suo bacino sbattere ritmicamente contro il mio, donandomi attimi di estasi ogni volta che percorre con forza gli anfratti più intimi della mia sensualità. Poi esce da me. Improvviso. Gemo. Lo cerco. Provo a indietreggiare per cercarlo, ma mi tiene a distanza. Mi giro istintivamente e lo vedo lucido della mia eccitazione, in tutta la sua virilità maschile. Vorrei girarmi ma me lo impedisce tenendomi sempre per i capelli. Mi fa alzare in piedi. Mi tira a sé. La mia schiena contro il suo torace. Mi bacia il collo. A lungo. Lentamente. Mentre le sue mani stringono con forza i miei seni tirandomi con le dita i capezzoli turgidi. Mi trascina ancora davanti alla sedia, costringendomi ad appoggiarmi come l’ultima volta. Le mie mani ai lati della maschera che scruta ogni dettaglio, ogni nostro più piccolo movimento. Mi prende. Lì. Da dietro. Con forza sempre più crescente. Ormai il respiro è impastato dai gemiti che provo ad ogni suo colpo con cui lo affonda nella mia anima e nei miei desideri più reconditi. Mi chino a guardare la maschera e il piacere, mi pervade. Improvviso ed esplosivo. E proprio in quei frangenti continua imperterrito a penetrarmi facendomi raggiungere picchi di piacere quasi da delirio. Poi esce. Ancora. Improvviso. La sua mano con cui mi teneva i capelli adesso lascia la presa ma mi spinge a inginocchiarmi. Davanti a lui. Il tempo di girarmi ancora verso la sedia e poi le sue mani sulla mia testa mi costringono a stare ferma mentre mi si avvicina davanti. Schiudo appena le labbra rosse come la mia passione e sono subito dilatate dall’irruzione improvvisa della sua voglia, che si muove veloce, forte e prepotente nella mia bocca. Le mani stringono forte i capelli facendomi tenere la testa immobile. Il suo bacino si muove, imperioso, davanti a me, al ritmo dei miei gemiti e dei miei mugolii. Lo sento spingere con ancora più foga, vedo i suoi muscoli contrarsi. Poi improvvisamente fa un passo indietro e lo tira fuori lasciando le mie labbra vogliose di lui. Alzo lo sguardo istintivamente verso di lui e vengo travolta dalla voglia che gli leggo nei suoi occhi. Mi eccito solo a guardarlo. Ancora per i capelli. Mi fa sdraiare in terra, con la testa quasi ai piedi della sedia. Si sposta sopra di me, si inginocchia quasi sedendosi sul mio ventre. Porto le mie mani su di lui e inizio a toccarlo, strusciandomelo sui miei seni. La mia bocca si schiude di nuovo, lasciandolo entrare quando me lo avvicina. Adesso lo succhio, a fondo. Con gusto. Sento il turgore della sua virilità chiuso fra le mie labbra che lo cingono stringendolo con forza. Il suo bacino preme con forza, spingendomi la testa a terra ogni volta che provo ad alzarla leggermente. Porta le sue mani dietro di sé e inizia toccarmi. Divinamente. Gli occhi tradiscono tutta la mia eccitazione, dilatandosi. I mugolii che riesco ad emettere eccitano e mi eccitano. Poi vengo inondata, improvvisamente. Sento il suo sapore dentro di me. Lo gusto a fondo. Ci gioco con la lingua prima di farlo sparire dentro di me. Sta fermo, adesso. Immobile. Lo lascia in bocca mentre le sue dita mi danno un piacere forte e atteso. Poi si sposta accanto a me, sul tappeto. Davanti alla sedia. Mi abbraccia sfiorandomi i seni. Restiamo così, nel silenzio di un’eccitazione che pervade l’aria. Non so dire quanto. Poi mi alzo, lasciandolo lì sdraiato. Mi avvicino al tavolo e prendo il cellulare. «Questo è per te. Leggi e, se vuoi, rispondi. Io torno subito». Mi allontano e mi lascio trasportare dall’eccitazione del gioco. Mi eccita pensare che vedrà nella foto dello specchio. L’eccitazione folle di un’immagine di puro eros, verissimo. Torno in salotto, nuda, con sopra una sottoveste nera, trasparente. Mi avvicino alla sedia mentre lo vedo finire di scrivere qualcosa. Prendo la maschera e la indosso legandomela dietro alla testa. Mi eccita da morire. Perché non è una maschera. È la sensualità della complicità, della condivisione rara e rarefatta di sensazioni, erotismo, passione, eros. E, improvvisa, arriva la sovrapposizione, la personificazione di quegli occhi che, pur non essendoci, hanno guardato tutta la sera. Eccitandoci all’inverosimile. Mi guarda avvicinarmi, lentamente. Le mie gambe adesso gli stanno sopra. «Ti ho appena risposto. Eccitante la tua mail. Come te». Non gli rispondo. Lo guardo e basta attraverso occhi non miei. Mi alzo leggermente la sottoveste e inizio a sfiorarmi, lì, in piedi, sopra di lui. Guardandolo dritto negli occhi. Mi piego sulle gambe. Lo pendo con una mano facendolo scivolare dentro di me. Gioco con le cosce per godermi la penetrazione controllata. Cerco di spingerlo a fondo, mentre lui mi agevola muovendo il bacino. La mia mano scivola a darmi piacere mentre mi faccio penetrare. Lo sento dentro di me con una sensazione indescrivibile ma che mi eccita da morire. Poi lo sfilo e mettendomi in ginocchio accanto a lui, mi chino, schiudendo la mia bocca per soddisfarla di una voracità quasi animalesca. Mi tira indietro, mettendosi a sedere. Mi prende ancora per i capelli tenendomi a pochi centimetri dalla sua eccitazione, impedendomi di soddisfarlo e di soddisfare la mia voglia. Si alza in piedi e mi trascina a sedere sulla sedia. Mi ordina di toccarmi mentre con una mano mi tiene sempre la testa a debita distanza. Gemo di piacere, profondo, violento. E di voglia. Disumana. Vedo l’altra sua mano scendere lentamente ed arrivare a toccarsi, lì davanti a me. Poi lo vedo contrarsi e, improvviso, di lì a poco il mio viso gronderà della sua voglia. La maschera letteralmente piena di lui. Mi sento colare sul volto, sui seni, cadere a terra. Cerco di pulirmi le dita delle mani con le labbra. Mi appoggio allo schienale della sedia, reclino la testa indietro, piena di rivoli di sperma che mi scorrono ovunque ed il piacere delle mie mani arriva devastandomi. «Siete fantastiche» mi dice riferendosi all’eccitantissima complicità con l’amica da cui ho avuto suggerimenti per la serata. Non ho la forza di rispondergli.

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