La voce della mia eccitazione…

Sì. L’ho fatto. Non l’avevo mai preso in considerazione… così come non avrei mai pensato che potesse accadere… ma è stato devastante. Piacevolmente devastante. I miei sandali rossi, lucidi, tacco 15 si erano appena incrociati sotto la sedia e le mie unghie smaltate stavano per disegnare scie colorate sulla tastiera come ogni mattina in cui siedo alla mia postazione. Stamani sono arrivata in anticipo per portarmi avanti con alcune pratiche lasciate decantare troppo tempo ma la tecnologia ha deciso che avrei dovuto prendermi una pausa forzata. È uno di quei piccoli inghippi quotidiani che possono mandare a rotoli ogni buona volontà di fare qualsiasi cosa… Mi alzo nervosamente dalla sedia aggiustandomi la mini di jeans per farla tornare a coprire quanto basta e vago per i corridoi deserti per cercare qualche collega ben disposto, ma è troppo presto… Avrei potuto stare a godermi il tepore mattutino delle coperte invece di alzarmi all’alba… almeno avrei goduto di piccoli momenti di piacere… Provo a chiamare i colleghi del ced ma mi dirottano verso le loro inutili caselle vocali che rendono vani i miei sacrifici mattutini. Il nylon dei miei collant torna a sentire il ruvido tessuto della sedia, mentre mi scivola in mano lo smartphone d’ordinanza. Scrivo ad una collega con WhatsApp ma è inutile sperare di veder letto il messaggio… Poi scorrendo la rubrica incrocio il contatto di un tecnico che mi ha aiutato qualche tempo prima in una situazione analoga. Non faccio in tempo a pensare di chiamarlo che già il cellulare squilla.

Dall’altra parte mi risponde una voce che mi arriva dentro. Subito. Diretta. Bassa e calma. Decisa e professionale. I saluti sono fugaci e superflui. È capitato di fantasticare su voci ascoltate al telefono… Capita a volte di immaginare un cliente, un collega mai visto… Avevo già parlato con lui molto tempo fa per un piccolo consiglio e mi risolse un problema ignorato a lungo dai colleghi. Mi ricordavo la sua bella voce, ma non così sensuale e calda. Sì. Sono bagnata, lo ammetto. Mi parla ed eseguo ciò che mi suggerisce quasi come fossi un automa, ma il mio pensiero va oltre. Mi trovo inginocchiata sotto la scrivania a staccar cavi e cavetti. Mi rendo conto della posizione, sconveniente, ma sento la sua voce che mi parla all’orecchio… Mi parla di cose tecniche… ma le mie fantasie vanno oltre… Mi eccita pensare che possa entrare lì nella mia stanza e possa trovarmi così… pronta a tutto… sono fradicia… lo sento… mi sento… il perizoma bianco è inzuppato delle mie fantasie… Ancora la sua voce dentro di me… lo vorrei qui… non mi è mai capitato finora di eccitarmi così per una voce al telefono… Le mie colleghe avrebbero ragione forse ad affibbiarmi epiteti irripetibili se mi vedessero in queste condizioni.

Mi ricompongo tornando a sedermi… il pc riparte… non so bene cosa mi abbia fatto fare… il mio cervello era in una felicissima pausa… sono ancora su di giri… continuo a parlare con lui. Ho voglia. Molta voglia… La sua voce calda e bassa mi ha eccitata all’inverosimile come non mi era successo finora… Continuo ad ascoltarlo, cercando di farlo parlare il più possibile. Lo sento come se fosse qui… ho voglia… le mie dita finiscono a bagnarsi della mia eccitazione… Riesco a parlare con lui quasi come se niente fosse… quasi come se non stessi dandomi piacere… anche se a volte la voce tradisce il mio momento di estasi. Mi ritrovo con le gambe sopra la scrivania in una posa impensabile e oscena ma ho troppa voglia. Non vorrei staccarmi dalla sua voce… ma lo devo salutare… a malincuore… ma appena in tempo per esplodere in una serie di gemiti e contrazioni che fanno vibrare il mio corpo. Sono devastata dal piacere… Resto così… con gli occhi chiusi… a godere di momenti ebbri di puro erotismo… Aspetto che il mio respiro torni normale e che le mie gambe tornino ad accavallarsi sotto la scrivania… giusto in tempo prima che entri il mio collega, ancor più banale del solito.

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