L’anima di un’altra (III Parte)

Le sue mani, finalmente libere, accarezzano, lentamente, capelli non miei, scorrono curiose le linee di un volto sconosciuto specchiato in un’emozione indescrivibile. Non so quanto tempo siamo stati lì nel rumoroso chiacchiericcio delle nostre anime silenziose. Appena ripresa dal torpore di un piacere avviluppante, mi alzo e prendendolo per una mano lo invito a seguirmi a farci una doccia. Mi ferma. Il suo diniego è imprevisto e inappellabile. Non faccio in tempo a guardarlo con aria interrogativa che mi prende per i capelli e mi tira a se baciandomi con una passione violenta che riaccende il mio desiderio. Mi chiede se stasera fossi stata io o se c’era un’altra persona dentro la mia anima. Non rispondo. Forse perché non so la risposta. O forse la so. Bene. Mi eccito in un gioco di rimando: «te chi vorresti che ci fosse?». La domanda resta sospesa nel vuoto mentre le sue mani mi tirano a sé, baciandomi con una foga inusuale. Poi spezza il silenzio esternandomi quanto abbia apprezzato la mia bocca: «sei stata ancora più brava del solito» è la frase più elegante che riesce a uscire dalla sua mente offuscata da un picco ormonale secondo solo al mio. Sto al gioco: «forse perché non ero io… devi ringraziare la mia Musa». Quest’ultima mia frase solletica la sua curiosità, pur sempre intrisa di testosterone, e inizia a farmi mille domande, alcune anche intelligenti, su di lei. Resto vaga, senza scendere in particolari, poi mi alzo. Cammino verso la sedia, prendo il lucidalabbra e lo metto a terra. La maschera invece adesso è di nuovo sul mio volto, non prima di aver raccolto con un dito un ultima goccia di lui ancora lì sopra e essermela gustata assaporandola. Mi siedo. Le gambe accavallate e le mani congiunte sulle cosce. Lo guardo attraverso la maschera: «Chiedimi pure ciò che vuoi». Mi eccito di nuovo in questo gioco di sovrapposizione. Non sono di nuovo io. Rispondo solo alle poche domande impersonalmente intelligenti. Il gioco dura fin quando mi sento nei panni non miei di chi mi ha ispirata. Poi qualcosa di rompe, non so il motivo e nemmeno mi interessa. Nel momento in cui mi accorgo che la naturalezza va scemando, porto le mani dietro la testa e sfilo la maschera, lasciandola sporca di noi sulla sedia. «Ora possiamo andare a fare la doccia». L’acqua non ha fatto in tempo a scendere sui nostri corpi che eravamo già avvinghiati a baciarci, a stringerci ad eccitarci reciprocamente con il solo contatto della pelle. Scendiamo sul tappeto ma non riesco a prendere l’asciugamano che mi trovo spinta contro il muro, quasi schiacciata. Sento i capezzoli indurirsi al contatto con le fredde mattonelle del bagno. Il suo corpo che preme contro il mio. Sento tutta la sua eccitazione premere contro di me. Mi eccito. Poi mi prende per i capelli, con forza. Piego indietro la testa guardandolo con la coda dell’occhio. Il tempo di vederlo avvicinare che lo sento entrare dentro di me, forte. Chiudo gli occhi quasi per assaporare ogni singolo movimento. Lo sento muoversi dentro di me ad un ritmo crescente, come i miei gemiti, ormai quasi incontrollabili. Poi lo sento uscire e allontanarsi. Mi prende ancora per i capelli e mi fa capire che vuole che mi metta giù, a terra. Eseguo senza dire niente. Inginocchiata e ancora fradicia dalla doccia. E non solo. Mi spinge in avanti spingendomi ad appoggiarmi con le mani sul pavimento. Lo sento spostarsi dietro di me. Si china, mi prende ancora per i capelli, tirandomeli più forte di prima. Non riesco a dire niente, solo gemiti gridati nel momento in cui mi penetra così. Forte, con passione violenta. Eccitantissima. Lo sento spingere. Sempre più forte. Sempre più forte. E non mi lascia i capelli. Ormai ho la testa reclinata all’indietro. La schiena inarcata in modo quasi innaturale. Lo sento scivolare a fondo dentro me. Ad ogni spinta è un gemito crescente di passione. Reciproca. Il mio orgasmo arriva. Violento. E improvviso. Mentre mi sbatte. Con forza. Incurante dei miei gemiti e delle mie grida di passione. Lo sento spingere con ancora più forza, poi lo sfila di scatto. Mi lascia i capelli e corre davanti a me. Mi prende la testa, e me lo spinge in bocca. Riesco appena ad assaggiare il mio gusto sulla sua pelle, quando la bocca mi viene inondata di lui. Le sue due mani mi tengono fra i capelli, dietro la nuca. Il suo bacino si muove davanti a me, spingendomelo dentro la bocca a più riprese. Bevo. Tutto. E un nuovo orgasmo, arriva, violento.

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