L’ho trovato ad aspettarmi davanti a casa. Maledettamente eccitante come la mia voglia me l’ha disegnato ai mei occhi accesi e brillanti. Un sorriso di convenevole e quelle parole che mi sono arrivate dentro. Subito. «Ti avevo detto che sarei venuto. Ho voglia di te». Dritto e deciso. È così che ho iniziato la mia yes-hour. Senza che lui lo sapesse. Non gli ho risposto. L’ho spinto contro la macchina e l’ho baciato con passione premendo il mio corpo sul suo. Non ricordavo più il buon sapore della sua bocca, delle sue labbra bagnate della mia saliva. Siamo lì davanti la porta per strada illuminati a sprazzi dai fari delle auto che sfrecciano. Le mani a stringerci la schiena. Le mia labbra lasciano le sue per arrivare non senza fatica al suo orecchio. Una sola parola «Sì». E se solo sapesse… Apro il portone che si chiude lentamente alle nostre spalle. Inizio a salire i gradini per arrivare al mio piano quando vengo trattenuta da una presa forte che mi blocca. Mi trovo senza sapere come con la schiena contro il muro nella penombra dell’androne del palazzo. Non importa che gli chieda niente. Leggo nei suoi occhi l’impazienza di resistere qualche rampa di scale. E poi ancora le sue parole, pronunciate con un respiro eccitato che mi arrivano come una coltellata a infrangere qualsiasi remora o pudore «voglio averti qui, adesso, prima di andare su». Le sue mani forti stanno già salendo lungo le mie gambe. Il vestitino è ormai ad altezza vita e i collant calati alle ginocchia e strappati nella foga. Lascio cadere a terra la borsa che fa un tonfo rimbombando nel silenzio frastagliato dal tremolio dei lampioni che penetra da qualche fessura. «Sì». Ancora. E mi eccita pronunciarlo. Nel lasciarmi andare completamente alle sue voglie e, forse ancor di più perché immagino che ci siano altre orecchie ad ascoltarmi, a sentirmi dire ancora «Sì», a sentirmi ansimare al ritmo della folle passione, a osservarmi con discrezione. Socchiudo gli occhi e mi lascio andare completamente. Mi prende per i capelli rendendomi ancor più fradicia di quanto già non lo fossi. Mi fa girare e piegare in avanti sulle scale. Adesso è dentro di me. Ho perso una scarpa nella foga e appoggio il piede sul freddo scalino per restare in un equilibrio precario, che vacilla ad ogni sua spinta. Devo strozzare in gola ogni gemito per non farmi sentire. Lo sento spingere con forza animalesca come la mia voglia. Potrei far di tutto adesso. E lo farò. Poi all’improvviso il pensiero che possa arrivare qualcuno mi fa schizzare il cuore in gola e trattengo a stento la voce che vorrebbe gridare il desiderio e il piacere. Sono qui, ancora piegata in avanti sulle scale, mi appoggio con le mani ai gradini mentre le sue mi cingono i fianchi per spingersi dentro di me con più forza. Poi sento salire una sua mano sulla schiena per arrivare ai miei capelli. Me li tira, facendomi reclinare all’indietro la testa. Non resisto e inizio a gemere seppur cercando di contenermi. Ma non riesco a controllarmi. Le sue spinte si fanno più intense e profonde. Poi lo sento uscire all’improvviso. Gemo. Mi tira per i capelli e mi fa inginocchiare davanti a lui in fondo di scale. Non importa che mi dica niente. «Sì». Ancora. Eccitante come chi mi ha suggerito il gioco. Non finisco di pronunciarlo che le mie labbra sono occupate a deliziarsi del mio sapore, delizioso, che ha inumidito tutto il suo turgore eccitante. Mi scorre veloce fra le labbra senza avere il tempo di assaporarne a lungo come avrei voluto il sapore e la passione del momento. Le sue mani ora mi tengono la testa con forza e il suo bacino si muove frenetico davanti a me. Poche spinte e mi trovo affogata nella sua passione. Me la gusto, a lungo, con la lingua, prima di farla sparire in gola. Adesso il suo bacino si muove molto più lentamente e il suo respiro tradisce un’eccitazione incontenibile. Mi spinge la testa su di lui mentre me lo spinge un’ultima volta prima di farlo uscire dalle mie labbra ancora vogliose. Faccio per spingermi a leccarlo ancora, ma mi trattiene per i capelli. «Ora possiamo salire». «Sì». Recupero la scarpa e la borsa. Mi tiro su alla meglio i collant ormai da buttare e aggiustandomi un po’ il vestito salgo le scale al ritmo irregolare del mio battito. Entriamo in casa. Si siede sul divano, visibilmente provato. Prendo da bere e gli porgo un bicchiere sedendomi accanto a lui. Getto via le scarpe. «Ti devo ricomprare i collant». Rido. «Sì». E bagno con le mie labbra umide il bordo del bicchiere bevendo un piccolo sorso. Lo sguardo dritto nel suo. «Togliteli». «Sì». Faccio per portare le mani sotto il vestitino quando mi ferma. «No. Non così. Alzati in piedi lì davanti a me». «Sì». Mi alzo, lentamente. Mi metto davanti al divano girandomi di schiena. Mi piego lentamente in avanti facendo salire il vestitino a scoprirmi di nuovo. Le mie mani adesso prendono il bordo dei collant e iniziano a farli scivolare lungo i miei fianchi prima di farli cadere a terra e gettarli da parte con un piede. «Resta così». «Sì». Passano attimi infiniti di silenzio. Non mi giro, restando immobile e eccitata senza sapere cosa stia facendo. Non sento rumori. Poi lo sento alzarsi, mi passa davanti. «Manca qualcosa…» dice quando è vicino a me. Stavolta non rispondo. Lo vedo tornare con una sedia che posiziona davanti a me. «E manca qualcuno… No?». Non riesco a rispondere dall’eccitazione. Le parole non mi escono. «Non è vero?» insiste. «Sì». Poi lo sento tornare a sedersi sul divano, dietro di me. «Spogliati. Lentamente. E guarda la sedia». Il «Sì» stavolta mi viene strozzato in gola. Sfilo il vestito gettandolo a terra poco lontano. Porto le mani a slacciarmi il reggiseno. Il perizoma intriso di me lascia una sottile scia di piacere sulle mie cosce prima di finire ai miei piedi. Silenzio. Ancora silenzio ma la mia eccitazione è a mille. Poi una sola parola. «Toccati». Emetto un suono animalesco accompagnando la mia mano a darmi piacere. Lo sento camminare alle mie spalle mentre mi tocco. Mi passa accanto e si avvicina alla sedia iniziando a slacciarsi i pantaloni. Dopo poco libera tutta la sua eccitazione. «Continua a toccarti». «Sì». La mia eccitazione cresce a dismisura ed è ormai ben evidente. «Ti piacerebbe vederlo sparire nella sua bocca mentre ci osservi lì dove sei adesso?». Una sferzata di passione improvvisa. Non riesco a rispondere. Mi tremano le gambe, mi inginocchio a terra contorcendomi dal piacere arrivato improvviso. Poi due mani ferme mi prendono la testa e la spingono con forza sulla sua eccitazione anche se un po’ meno vigorosa di prima. «Succhiamelo». «Sì».

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