Su per le scale

Le doppie porte scorrevoli d’ingresso si chiudono dietro di me, affretto il passo per arrivare in tempo al traguardo per certificare la mia presenza al lavoro. Altri colleghi arrivano trafelati e si mettono in fila per lasciare una flebile traccia della loro esistenza su un freddo display elettronico. Cerco il mio badge in mezzo ad un’eccessiva quantità di carte, fidelity, tessere e qualunque altra cosa che consenta la catalogazione ordinata dei miei consumi all’interno dei massimi sistemi. Compio il necessario gesto mattutino e nel rimettere a posto mi sfugge di mano l’ormai consumata tessera, cadendo di fronte alle mie decollete rosse. Faccio per chinarmi a raccoglierla, ma un collega è più veloce e coglie l’attimo. Mi piace pensare che nei pochi istanti che impiega nel prender il badge da terra abbia avuto tempo e modo di guardarmi, di far scorrere il suo sguardo lungo le mie gambe, lentamente, quasi come in una scena a rallentatore in cui possa arrivare ad apprezzare anche i più piccoli e malcelati particolari di me. In realtà il semplice gesto di cortesia dura lo spazio di un istante e viene ricompensato da un sorriso di circostanza. Nel restituirmi il badge caduto mi sorride commentando la mia foto stampata sopra… risale a qualche anno fa e non sembro io. Ricambio il sorriso e avvicinando le mie labbra rosso fuoco al suo orecchio gli sussurro pian piano poche parole confessando di non essere davvero io quella della foto… Mi guarda con aria interrogativa prima di capire che mi riferivo alla versione precedente di me. Sorride divertito rilanciandomi una battuta con cui mi fa capire di preferire la release attuale. Mi segue verso le scale. Oggi non ho voglia di prendere l’ascensore… Gli dico che preferisco fare un po’ di movimento per tenermi in forma, ma il mio sorriso malizioso probabilmente gli fa capire che in realtà mi eccita anche solo l’idea di essere guardata mentre salgo uno ad uno i gradini della mia sensualità. È estremamente eccitante pensare che possa essere oggetto di sguardi indiscreti mentre le mie gambe ritmicamente ad ogni scalino fanno svolazzare la minigonna scozzese che mi sono messa stamani, magari facendo intravedere la balza delle autoreggenti e… chissà… forse anche la sottile traccia del perizoma insinuato nella mia intimità. Mi fa i complimenti per il look che sfoggio da un po’ di tempo a questa parte e mi fa capire che apprezza molto la femminilità esibita in alcuni giorni. Lo saluto una volta arrivata al mio piano chiedendogli di vedersi per un caffè in mattinata. I miei tacchi percorrono decisi il corridoio che mi fa entrare in ufficio. Accendo il pc e mi accomodo sulla sedia. Percepisco il tessuto quasi ruvido sulla pelle delle mie cosce lasciata libera dalle calze. Mi aggiusto la mini e accavallo le gambe. Inizia una nuova giornata.

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