Una folle mattinata di voglia

Ho cercato di salire i gradini lentamente, uno alla volta, quasi contandoli mentalmente. Sentivo gli sguardi su di me, quegli stessi sguardi che ieri nella mia fantasia mi hanno provocato un’esplosione di piacere nell’intimità del mio bagno. E anche stamani non ho fatto niente per nascondermi. La gonna bianca a pieghe «da tennista» si muove sinuosamente ad ogni scalino affrontato dalle mie gambe finalmente abbronzate. I miei sandali neri tacco quattordici sono saldi sull’infida superficie lucida. So che i miei colleghi mi stanno guardando. Lo sento. Percepisco i loro sguardi che mi sfiorano, che scorrono le mie gambe, lentamente, dalla caviglia tesa e cinta dai laccetti dorati, alle cosce e ancora più su… a cercare di sbirciare il perizoma bianco che già si vede vagamente in trasparenza a delineare le mie curve. Non mi sottraggo ai loro sguardi, mi eccita saperli su di me. Vederli eccitati nelle loro fantasie che posso solo immaginare. Bagnandomi.

Oggi non ho voglia di lavorare. Capitano quei giorni in cui faresti di tutto e di più ed altri, come oggi, in cui qualsiasi cosa che ti venga in mente di fare è ben lontana da una qualsiasi parvenza di professionalità. La fantasia va… Cerco di sbrigare velocemente le poche pratiche trovate sulla scrivania, oggi. Le gambe abbronzate accavallate sotto la scrivania, bellamente ignorate dallo sguardo inebetito del collega con cui condivido i pochi metri quadrati dell’ufficio in cui passo buona parte delle mie giornate. Sono nervosa, il piede ciondola vorticosamente colpendo anche il computer un paio di volte. Mi stiro, cercando di ritrovare un’energia che oggi sento mancarmi. Anticipo il coffee break, percorrendo da sola il corridoio che arriva alla macchinetta. La pausa mi viene offerta da un collega che già stazionava lì chissà da quanto. «Approfitto della tua chiavetta?» gli dico sorridendo mentre aspetto il suo via libera che arriva con un ampio gesto della mano. «Dolce, vero?» mi chiede ricevendo solo un sorriso in risposta. Nell’attesa mi avvicino al tavolo metallico piegandomi in avanti per avvicinare la scomodissima sedia. So per certo che il suo sguardo è su di me ed ha avuto sicuramente il modo di intuire quanto sia stringato il mio perizoma bianco, ignorando però quanto sia già bagnato. Mi siedo e aspetto che mi serva al tavolo. Lo sguardo dritto verso di lui, un sorriso sufficientemente malizioso come ricompensa. «Ti ricordavi dei miei gusti?» gli dico con le labbra appena inumidite dal primo sorso. «Purtroppo conosco solo questo dei tuoi gusti…» replica rimandando la palla a me… Decido di mantenere un tono malizioso sorseggiando il liquido spacciato per caffè. «Beh, sicuramente conosci i miei gusti anche in fatto di look e di intimo, no?». Non batte ciglio. «Sì. Mi stavo proprio chiedendo se indossassi qualcosa o meno…». Sorrido, bevendo l’ultimo sorso. «Vuoi controllare?». Stavolta esita un attimo di troppo. Poi fa il diplomatico. «Non mi permetterei mai». Mi alzo gettando via il bicchierino nella raccolta plastica e girandomi verso di lui «So che l’hai già visto… comunque ti tolgo ogni dubbio…». Le mie unghie rosse abbassano su un fianco il bordo della gonna scoprendo il sottilissimo elastico del perizoma. Gli strizzo l’occhio e lo saluto, ringraziandolo per il caffè.

Torno in ufficio, nessuna e-mail di rilievo, sistemo le ultime cose rimaste in sospeso da prima. Non c’è verso… Oggi non ho proprio voglia. Quasi istintivamente apro la mia mail personale e inizio a rispondere ad alcuni messaggi di followers del blog. Non avrei dovuto. Specie in una giornata come oggi… La fantasia corre… Veloce. Anche troppo. Un lettore mi racconta dettagliatamente l’abbigliamento provocante di una sua collega e immedesimarmi in lei è un attimo. Come era già successo qualche giorno fa. Immaginarmi lì a provocare come so fare bene, come ho appena fatto, come ho voglia di fare. Ho voglia, da morire, specie nel leggere il prosieguo hot della mattinata dello sconosciuto follower. Le mie gambe si muovono nervosamente sotto la scrivania. Mi eccito nel leggere ma, soprattutto, nell’immaginarmi in situazioni decisamente provocanti e forti (molto forti) che mi vedrebbero sicura protagonista. Gli scrivo e-mail bollenti, provocandolo. Decido di contrattaccare, per non esser da meno della sconosciuta collega dell’ignoto follower. Spingo la mia sedia sotto la scrivania, le mie mani sono sotto la gonna bianca, alla ricerca degli elastici del perizoma. Le mie dita lo trovano e iniziano a farlo scivolare lentamente lungo le gambe. Fino alle caviglie, prima di farlo cadere a terra sollevando un piede alla volta. Si impiglia nel laccetto di un sandalo, mi piego per liberarlo e lo raccolgo da terra, avvicinandomelo con l’aiuto di un tacco. E` fradicio. Totalmente bagnato dai miei desideri.

Sto per metterlo in borsa, ma decido di provocare, ancora. Rimetto la borsa a posto e lascio cadere il perizoma bagnato dei miei umori sulla scrivania, accanto alla vaschetta fluorescente delle pratiche da evadere. Mi eccita vederlo lì, saperlo esposto alla vista di chiunque entri nel mio ufficio avvicinandosi alla mia scrivania. Ho voglia, una voglia matta che cresce da ogni e-mail ricevuta i cui dettagli si fanno sempre più forti e ad ogni e-mail di risposta in cui propongo situazioni inaspettate ed eccitanti. Le mie gambe si allargano adesso, sotto la scrivania, sento il mio piacere scorrere su di me… scendere lentamente e bagnare il tessuto della sedia che sarà intriso di lì a poco del mio piacere. Mi muovo nervosamente. Sono tentata di toccarmi, ma non sono sola. Suona il telefono. Parlo con un cliente mentre sotto la scrivania le mie gambe si aprono ancora di più. Mi eccita la situazione di apparente normalità e di profonda eccitazione che sto cercando di controllare per quanto possibile. Riesco a mantenere un tono professionale, nonostante tutto, mentre mi sento bagnata all’inverosimile. Finita la telefonata mi alzo con una scusa, notando un’ampia chiazza di piacere sul tessuto verde. Mi eccita terribilmente veder marcato il territorio quasi fossi un animale, una bestia in calore. Mi appoggio alla fotocopiatrice fingendo di premere i tasti, ne approfitto per far scivolare una mano sotto la mia gonna, di nascosto dal collega fisso sul suo monitor. Sono bagnata come lo sono stata poche altre volte. Torno a sedermi, la gonna si sposta e posso sentire sulla mia pelle il tessuto bagnato della sedia. Lo bagnerò ancora di più. Lo so. La mia mano scende, approfittando della copertura della scrivania. Arrivare a darmi piacere è un attimo, ma devo interrompere. Non posso farlo. Non posso farlo ora, soprattutto. Stringo le gambe cercando di muoverle per provare il surrogato del piacere che vorrei darmi. Per ora è sufficiente.

Entra un collega, inaspettato, per farmi firmare dei moduli. Si avvicina alla scrivania. Cerco di non muovermi dalla sedia. Mi saluta porgendomi la mano. Gliela stringo con quella ancora inumidita di me, chissà se mai se ne accorgerà… Ma mi eccita pensare che sentirà il profumo del mio desiderio. Il perizoma è ancora lì in bella vista sulla scrivania. E` altrettanto eccitante il fatto che lo possa notare, che possa intuire o capire di quanta voglia sia pervasa. Firmo il dovuto, ma non se ne va, rimanendo lì a parlare del più e del meno. Gioco con i bottoni della mia camicetta nera legata in vita, lasciandola aperta più del dovuto tanto da far capire a chi si avventuri con lo sguardo, di non portar elastici sulla pelle. Intanto sotto la scrivania le mie gambe cercano di lenire il fuoco che sento crescere prepotente in me… non so per quanto riesca ancora a contenerlo. Decido di muovermi, allontano brevemente la sedia accavallando le gambe mentre parlo con lui, sentendomi sempre più oscenamente bagnata. Noto il suo sguardo che va sulle mie cosce abbronzate. Muovo nervosamente il piede dondolandolo mentre resta sollevato. Finisce di parlare e mi saluta di nuovo.

Torno alla scrivania, le mia gambe si divaricano di nuovo, forse ancor più di prima. Riprendo lo scambio di e-mail, provoco ancora proponendo situazioni inattese al mio sconosciuto interlocutore che non riesce a trattenersi. Poi il dialogo elettronico si interrompe bruscamente, lasciandomi interdetta e desiderosa… Attendo nervosamente un cenno di vita… niente… intanto il mio fuoco aumenta… Non resisto più. Mi alzo di scatto. Mi giro verso la sedia notando una larga chiazza di desiderio che rimarrà impresso a lungo sul tessuto. Il mio collega mi chiede qualcosa che non capisco e lo ignoro uscendo dall’ufficio. Cammino per i corridoi sentendo le mie cosce scivolare nel mio piacere mentre si sfiorano camminando. Arrivo in bagno di corsa sui miei tacchi quattordici e chiudo la porta direttamente con la schiena. Mi lascio scivolare giù facendo scorrere la schiena stessa lungo la porta arrivando ad accucciarmi a gambe larghe sui miei tacchi quattordici. Sono lì oscenamente aperta, la gonna tirata su, le mie cosce lucide di voglia non trattengono il mio desiderio. Le mie dita corrono a darmi piacere che arriva violentissimo in pochi istanti strozzando in gola gemiti di piacere che non posso emettere. Sono sfinita, totalmente in preda ad una voglia animalesca e inaspettata. Il respiro affannoso fa muovere faticosamente la camicetta nera dalla cui scollatura fa capolino un capezzolo turgido. Resto lì, piegata sulle gambe ancora allargate e grondante di ansimante piacere. Mi tiro su, aggiustandomi la gonna e la camicetta. Cerco di asciugare il mio piacere facendomi tornare ad una parvenza di normalità che è ben lontana da me. Esco dal bagno, ancora col respiro affannato. Mi aggiusto i capelli allo specchio, prima di un rapido scambio di sguardi di odioso silenzio con una collega che entra in quel momento. Torno in ufficio, ancora senza intimo. Sulla sedia trovo ancora evidenti tracce del mio desiderio. Mi siedo sentendo sotto di me i miei umori, raffreddati dai tempi di un’esplosione di piacere violenta e repentina quanto desiderata. Riprendo a rispondere alle e-mail come se niente fosse. Cerco di nuovo un contatto con l’ignoto interlocutore, senza averlo. Ho ancora voglia. Ma stavolta aspetterò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.