Un’altra scatola misteriosa…

I miei tacchi entrano nervosamente nel mio ufficio. Le mie mani cercano l’interruttore della mia giornata lavorativa che si accende, sempre troppo presto e non senza qualche esitazione. Cammino immersa nei miei pensieri, mi viene istintivo guardare la scrivania deserta del collega abituato ad orari stravaganti e, come ogni mattina, scuoto la testa pensando alla vacuità del suo apparire. Appendo il giacchetto al solito attaccapanni mezzo rotto e sistemo la borsa nel solito posto di sempre, sulla solita scrivania. Il fastidioso rumore dell’accensione del computer segna l’inizio effettivo di una nuova giornata… le mie mani meccanicamente compiono gesti ormai abituali e spostano la solita sedia su cui mi accomoderò anche oggi per guadagnarmi da vivere. Ma stavolta qualcosa di nuovo e di inaspettato c’è… Sono pervasa una sensazione di dejavu. Sulla mia sedia, appena tirata fuori da sotto la scrivania, trovo una scatola.

Con la memoria corro a quest’estate e all’inatteso regalo di un anonimo Mister X restato, tuttora, ignoto e di cui ho parlato in un post estivo. Mi sono chiesta più volte chi potesse essere, ho provato anche a pensare, a valutare i miei colleghi pensando chi fra loro potrebbe impersonare questa figura… Ma non sono mai riuscita a capire davvero chi possa essere. Non ho più avuto notizie, né segnali di alcun tipo o, almeno, se mai ci siano stati… non li ho recepiti. O, almeno, fino ad ora. Pensavo si fosse offeso per lo «sgarbo» di non essermi messa le scarpe per la festa di Agosto e, sinceramente, mi sarei aspettata che uscisse allo scoperto in un modo o nell’altro. Invece niente… Rimango basita e sorpresa da questo inaspettato regalo. Le mie mani si avventano sulla scatola, nell’impeto della mia curiosità colpisco la sedia che scivola via nel maldestro tentativo di avvicinarmi. La scatola è identica a quella dell’estate scorsa, viola come l’altra, solo il fiocco è pacchianamente più natalizio visto il periodo e meno raffinato di quello bianco della volta scorsa. Totalmente anonima come l’altra, né un’etichetta, né un’indicazione stampata sopra.

C’è un biglietto in una raffinatissima busta di una carta particolare, pergamenata, molto elegante. Le mie mani fanno a gara con i miei occhi per leggere ciò che stanno aprendo. L’autore è sicuramente lo stesso, lo deduco dalla bellissima e raffinata calligrafia con cui ha scritto. Stavolta, però, dilungandosi in complimenti decisamente lusinghieri seppur compressi in poche frasi: «La raffinatezza e la classe sono doti innate, al pari della femminilità e della sensualità. Questo è solo un piccolo regalo che spero possa far risaltare ancor di più queste caratteristiche che in te raggiungono l’apice». Anche stavolta niente firma e nient’altro. Al di là dei complimenti, apprezzo, comunque, l’assenza dei soliti ipocriti messaggi di augurio, sempre uguali e sempre fini a se stessi. Il fiocco un istante dopo è a terra, scopro con bramosità il coperchio e ne apro la velina che dischiude un paio di decollete interamente argentate, di un noto marchio francese, con laccetti incrociati sul collo del piede. Rimango interdetta per un attimo… mi viene istintivo guardarmi attorno nell’ufficio ancora deserto, le mie mani le rigirano ovunque, ammirando l’eleganza del modello. Le giro, colpisce la vista l’intatta suola rossa. Nuovissime e, sicuramente, costosissime: non me le sarei mai potuta permettere, i miei acquisti sono ben più economici, qui, probabilmente, si rasenta quasi il mio stipendio. Le misuro con quelle che ho indosso, intuisco siano un tacco dodici. Recupero la sedia finita contro la copiatrice e mi accomodo mentre le mie dita slacciano gli stivaletti che mi ero messa stamani. In pochi istanti il nylon dei miei collant neri sarà elegantemente impreziosito dalla raffinatezza dell’inatteso regalo. Mi stanno perfette… provo a camminarci prima di riporle nella loro scatola. Rimango seduta senza parole… Mi piace condurre il gioco, ma questa cosa mi lascia spiazzata… Sì… Mister X ha segnato un punto, indubbiamente… ma devo trovare il modo, almeno, di pareggiare, di riappropriarmi del controllo della situazione. Inizia ad arrivare gente, cerco di ricomporre la scrivania dandole di nuovo parvenza di normalità, proprio quella normalità che, adesso, non mi sento addosso. La telefonata di una collega mi riporta alla realtà e mi dà la scossa per pensare ad altro… vedremo… Sì. Sono spiazzata.

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