Fuggendo da me stessa

Ci sono giorni in cui vorresti fuggire da te stessa, muoverti, camminare, correre, incontrare, spostarti e il tutto anche solo per sollecitare la mente a non pensare, a non ricercare emozioni e situazioni che la costringano a fare in conti con te stessa e con la tua anima. A incontrare simulacri di persone di cui vuoi solo il corpo, la loro esteriorità. Venerdì è stato uno di quei giorni. La settimana è stata particolarmente intensa dal punto di vista emotivo e abitualmente stressante da quello lavorativo. Le mie Louboutin mi accompagnano in un’uscita imprevista, estemporanea. Da sola. La mia migliore amica deve ritrovarsi dal pantano di una relazione discutibile e ultimamente mi capita spesso di uscire per conto mio. Lascio la macchina e inizio a camminare senza una meta precisa. Non so cosa farò né dove andrò. Mi tuffo in un mare di sguardi anonimi che mi farebbero di tutto prima di tornare nella loro ipocrita quotidianità sociale e personale. Mi ritrovo in un locale di cui non conosco nemmeno il nome, seduta su uno sgabello a sorseggiare una birra di dubbio gusto, un po’ come la mia anima. Non resto sola a lungo. Non ne ricordo nemmeno il nome e forse non l’ho mai saputo. Le parole erano discutibili e inutili. Sapevo che non mi interessava niente di lui. Era un modo, non era una persona: un modo per sfuggire a mille pensieri, a mille problemi. Non ricordo niente di chi fosse, di come fosse, il che non depone a suo favore e, forse, nemmeno al mio.

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