Una eccitante splendida follia

Sono bagnata. Fradicia fino all’anima. Il battito accelerato e il respiro quasi mozzato mi fanno capire che sono in preda ai miei istinti più reconditi, primitivi, naturali… Non rispondo di me. E questo mi turba, ma allo stesso tempo fa aumentare quell’eccitazione che mi sta devastando. La lancetta dei minuti avanza imperterrita passando sulla mia voglia con una lentezza innaturale. Mi muovo nervosamente sulla sedia mentre il mio sguardo si alterna fra l’orologio a muro e quello del mio PC sperando che gli eventi si succedano più velocemente del loro naturale correre. Inizio quasi a sentirmi a disagio per la sensazione di contrasto fra il quasi freddo che percepisco sulle cosce e il calore della passione dentro di me. Mi rifletto in una parte scura dello schermo del PC. Mi vedo stravolta… Quella che vedo riflessa non sono io… Poi la mia immagine sparisce in un’inutile finestra del browser che mi porterà a cercare una distrazione che non troverò. Conduco io il gioco. Come sempre. Ma stavolta mi sono spinta in una giungla di sensazioni devastanti che mi stanno facendo perdere l’orientamento e il buon senso. Mi lascio andare. Uno sguardo ancora all’orologio al muro… La lancetta della mia passione sfiora il primo numero sbiadito.

Non verrà. Lo so… sarebbe già dovuto esser qui… Ma al solo pensiero che possa davvero varcare quella soglia sento un sussulto, le mie fantasie hanno il sopravvento… Non cerco di specchiarmi ancora, per non vedere il mio volto in fiamme, i miei occhi agognare un desiderio che, forse, non arriverà. Visito quasi istintivamente la mia pagina facebook. Scambio qualche messaggio con un paio di amici sconosciuti cercando di dissimulare una tranquillità che non mi appartiene… Dentro di me penso quanto gradirebbero sapere lo stato in cui mi trovo mentre scambio messaggi apparentemente normali… Anche solo immaginare la loro teorica eccitazione non fa che aumentare la mia. Il clic sulla X rossa della finestra chiude bruscamente il mio inutile tentativo di distrazione… Ancora uno sguardo veloce all’orologio del PC proprio mentre i minuti fanno scoccare la doppia cifra della mia voglia. Mi alzo nervosa a prender la borsa in cui infilerò il cellulare prima di gettarla sulla scrivania accanto al monitor. Vorrei andare via, ma sono prigioniera del mio corpo che mi trattiene lì in attesa di una vergognosa voglia che mi pervade.

Mi getto sulla sedia che si sposta all’indietro quel tanto che basta per farmi andare a sbattere contro la cassettiera alle mie spalle. Rimango lì… la lancetta dei minuti sembra quasi lasciare una scia dei miei desideri… ma non si ferma… Mi lascio andare… del tutto… Il mio corpo è totalmente padrone di me stessa. Reclino la testa all’indietro sullo schienale della sedia su cui mi trovo in bilico sulla mia passione. Gli occhi si socchiudono da soli non appena vedono i sandali rossi tacco dodici poggiarsi entrambi sul piano di legno chiaro della mia scrivania trascinando con loro le gambe velate dal mio desiderio… Le mie ginocchia si allontanano… lentamente… schiudendo alle mie mani la via per sfiorare ancora la mia anima più intima. Sentire le mie dita bagnarsi di nuovo mi fa ansimare improvvisamente… I miei polsi sono di nuovo prigionieri dell’elastico dei collant mentre le mie dita si muovono impazzite in movimenti che mi provocano spasmi a cui lascio in balìa il mio corpo. Il rossetto rosso fuoco delle mie labbra si schiude quel tanto che basta per far uscire dalla mia bocca gemiti di piacere sempre più forti e violenti. Per un istante ritorno ad una razionalità totalmente avulsa dal contesto e mi rendo conto di essere in una posizione ed in una situazione ancora più oscena di quella vissuta in bagno poco prima.

Ma anche questo mi fa eccitare ancora di più così come l’improvvisa immagine della porta dell’ufficio che non ho chiuso a chiave. Il solo pensiero che possa entrare da un momento all’altro il mio collega o magari un altro o anche un emerito sconosciuto fa esplodere violento, forte, improvviso il mio desiderio. Mi manca il fiato per un lungo istante prima di riprendere a correre a ritmi innaturali al pari del battito aritmicamente vitale. Mi sento contorcere sulla sedia… Le mie cosce improvvisamente si incrociano violente per cercare di trattenere il più a lungo possibile un momento di indicibile pazzia. Le mie labbra vedono uscire gemiti sporchi di rossetto che vagano per la stanza vuota. Non so quanto sia restata così… forse pochi secondi, ma che sembrano resistere a qualsiasi razionalità ormai repressa. Mi ritrovo sempre più contorta sulla sedia, quasi chiusa su me stessa a cercare inutilmente di contenere ciò che non posso trattenere… Le mie cosce adesso allentano la presa… lentamente… liberando le mani che vedo velate dai miei collant mentre cercano una via di fuga che non vogliono trovare… Ho ancora voglia… Indicibile… pochi secondi e torno a torturarmi l’anima ad ogni rapido movimento delle mie dita… Stavolta non resisto molto… e gli spasmi tornano a pervadere violenti e improvvisi il mio corpo. I miei sandali rossi tacco dodici adesso tornano a terra… stremati e con loro le gambe… che non ce la fanno più ad opporre una qualsiasi resistenza… lasciando libere le mie mani che escono grondanti di voglia.

Resto immobile… con la testa reclinata all’indietro… cerco di aprire gli occhi giusto il tempo di percepire l’immagine sfocata della mia gonna scozzese sollevata a lasciare scoperto il collant che ormai vela soltanto la mia intimità lasciata libera dal perizoma spostato da una parte. La sensazione di freddo del mio intimo bagnato mi fa tornare ad una realtà abbandonata per lasciarmi trasportare alla deriva… Il respiro torna lentamente ad una razionalità abbandonata da tempo. Le mie gambe tornano quasi ad avvicinarsi. Barcollo mentre cerco di mettermi in piedi. In questo momento anche il tacco dodici che porto abitualmente sembra ostacolare l’equilibrio della mia anima… Mi guardo in giro per accertarmi che non ci sia nessuno nell’ufficio che so comunque di essere vuoto, ma mi viene istintivo per un’improvvisa quanto stupida pudicizia. Le mie mani sollevano la minigonna scozzese e rientrano nuovamente nei miei collant, ma stavolta solo per aggiustare alla meglio il perizoma e farlo tornare al suo compito di celare dietro la sua trasparenza la mia intimità ancora grondante. Sono bagnata ovunque… un ultimo ritocco all’elastico dei collant e la gonna torna al suo posto. Mi guardo le gambe… sento le cosce totalmente pervase dai miei umori così come le mie mani grondano ancora tutta la mia passione. Lo screen saver nero aiuta a specchiarmi per un ultimo ritocco.

Afferro la borsa e lentamente cerco di conquistare l’uscita. Mi lascio alle spalle la porta ed un momento di follia esagerata. Il ritmo lento dei miei tacchi rimbomba nei corridoi vuoti che mi portano all’ascensore. La mente è già a consumare un indigesto pasto, necessariamente rapidissimo. Mentre sto camminando in bilico sulla mia anima sento chiamarmi da una voce che avrei voluto sentire prima. È lui. Mi giro. Lo guardo dritto negli occhi. Vorrei dirgli tante cose, forse insultarlo, forse spingerlo contro un muro e lasciar andare di nuovo la passione ma devo riprendere il controllo di me stessa e del gioco… Conduco io. Sempre.

Resto in silenzio per un attimo lunghissimo, poi dalle mie labbra rosso fuoco, che ormai sono quasi a contatto del suo orecchio, escono solo due parole di una razionalità che solo pochi minuti prima sarebbe stata impensabile: «troppo tardi». Accenno un bacio senza darglielo veramente e allontanandomi gli passo le mie dita ancora intrise del mio odore vicino alle sue labbra… per fargli capire tutto ciò che non gli ho detto. Resta lì farfugliando qualcosa che ignoro volutamente. Mi giro e riprendo a camminare lentamente verso l’ascensore. Entro. Premo lo zero senza voltarmi. Le porte scorrevoli chiuderanno alle mie spalle una mattinata di splendida follia.

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