Mimose di fango

Scrivo questo post sul finire dell’8 marzo. Un giorno diverso da quello che ho vissuto negli anni precedenti, forse perché i graffi della vita hanno lasciato un altro segno nella mia anima. Una, nessuna e centomila. Ecco chi sono. Ecco chi siamo noi donne. Dopo aver scomodato Stephen King in un’e-mail personale (un po’ acida, lo ammetto) adesso scomodo un altro grande autore italiano. Proprio come nel libro di Pirandello, non sono unica, ma una emerita nessuna che ogni giorno raggranella la propria consapevolezza nei rapporti con gli altri. Siamo diamanti, dalle mille sfaccettature una più preziosa dell’altra, ma così come i diamanti che nascono perché sottoposti ad una pressione fisica incalcolabile, così noi donne siamo quelle che siamo come frutto estremo di millenni di storie che ci hanno “compresse” e fatte diventare quelle che siamo oggi. Come diamanti. Forti e consapevoli di ciò che siamo, di ciò che valiamo, di ciò che potremmo valere se ci venisse data la possibilità di esser prese in considerazione in tanti altri contesti.

Se te che leggi questo post sei uno di quelli che l’8 marzo di ogni anno spende i rigorosi 2 euro per pulirsi la coscienza per far trovare un ramoscello giallo al cospetto della tua ragazza/moglie/amante/collega/amica, puoi anche fermarti qui ed aspettare il prossimo post che magari ti darà più soddisfazione. La vera festa della donna sarà quando non ci sarà più bisogno di festeggiarla. Non state a spendere soldi in fiori quando non sapete apprezzare chi vi sta accanto o vi sta vicino. I due euro metteteli nella slot machine della dignità e del rispetto. Quando tirerete la manovella, potrebbe anche darsi che il jackpot che vincerete sarà una nuova visione del mondo in cui capirete di essere all’interno di un ecosistema in cui apprezzare l’altra metà del cielo è solo un esercizio di onestà intellettuale e non di inutile e stucchevole piaggeria.

Mi permetto un pensiero intimo e personale. Questo è un 8 marzo speciale. Il primo “nuovo” 8 marzo della mia vita e il primo 8 marzo “senza”. “Senza” quelle compagne di stanza che porterò con me e che voglio ricordare qui proprio oggi mentre sorseggio una birra insieme ai loro volti racchiusi nelle mie lacrime; “senza” la voglia di scendere per le strade a sorridere alla vita; “senza” voglia di lottare per conquistare qualcosa che dovrebbe essere inconquistabile per il semplice fatto che non dovrebbe essere da conquistare.

Pirandello scriveva “Quest’albero, respiro tremante di nuove foglie. Son quest’albero. Albero, nuvola, domani vento oppure libro: il libro che leggo, il vento che bevo”.

Quest’anno il mio 8 marzo è questo. Lo devo a me. Lo devo a chi non c’è. Lo devo a chi c’è.

Il prossimo anno, tornerò per le strade. Per me. Per chi non c’è. Per chi ci sarà.

7 commenti su “Mimose di fango

  1. Qualcuno ha detto: “non regalarmi la mimosa una volta all’anno… Regalami il tuo amore ed il tuo rispetto ogni giorno “…
    Purtroppo come sai perfettamente già da sola per la tua “vita precedente” (e come forse un po’ potrei averti mostrato nel mio piccolo pure io in questi anni) di gentiluomini ne sono rimasti pochi.. Ancora meno se togliamo gli ipocriti, perché tra galante (con un secondo fine) e gentile d’animo si fa presto a fare un’ulteriore scrematura..
    E ancora una volta, ne restano pochi…
    Tvb

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