Non sono io, non è la mia eccitazione quella che vedo riflessa nei pochi scorci non appannati dello specchio del bagno. Quegli occhi che mi guardano non sono i miei, ma per un meraviglioso gioco di sovrapposizione mi trovo a indossarli per guardare con gli occhi di chi mi ispira. La doccia è stata inutile per placare la mia passione che mi arroventa il corpo da quando ho letto quelle poche, stringate ma esplosive parole. Passo un asciugamano sul mio sguardo riflesso per provare a rispecchiare qualcosa in più della mia passione. Sto grondando dopo la doccia, e non solo per le gocce che solcano la mia pelle cadendo a terra sul tappeto verde. Mi appoggio al marmo con entrambe le mani, quasi ansimando. Di già. E non sono ancora uscita di casa… Il mio respiro quasi affannoso fa da ritmo alla mia eccitazione nel sapere di fare un salto nell’abisso ignoto della mia passione. Raccolgo le forze e cerco di finire di asciugare le poche gocce rimaste sul mio corpo nudo ed eccitato. Mi pettino con cura i capelli prima che le mie mani li modellino con l’indispensabile aiuto dello styling gel: il mio “curve cut” scalato piano piano assumerà una forma più consona alla Musa che mi sta facendo vivere questa emozione… cerco di modellarli in modo che sembrino corti da un lato, schiacciati quasi a scomparire e lasciandoli fluire morbidi dall’altro, cercando di renderli i più naturali possibili. Cammino, nuda, lasciando tracce umide sempre più tenue, quasi a completare la mia trasfigurazione… Mi siedo sul letto con la gigantesca voglia di lasciarmi andare ai piaceri più turpi che possano regalarmi le mie dita… ma resisto e dopo aver leggermente inumidito le lenzuola, mi chino a prendere i sandali neri tacco 12 che mi accompagneranno in questa folle serata… Fisso i laccetti alla caviglia e cammino nuda sui miei tacchi 12 per lasciarmi ispirare da loro.
Apro il cassetto da cui scelgo un perizoma rosso, interamente di pizzo che farò scivolare lentamente lungo le gambe… passandovi attraverso i sandali appena indossati… Mi godo il lento scivolare lungo la pelle delle mie gambe… fino a coprire, molto malamente, la mia intimità già fradicia di fantasia e di passione. Mi sistemo gli elastici a cingere i fianchi prima di agganciare la bralette di pizzo rosso che andrà a cercare di contenere i capezzoli protesi prepotentemente a reclamare un piacere che mi riservo per più tardi. Il tocco sulla pelle della camicetta bianca mi fa riscuotere provocandomi un brivido che mi attraversa il corpo, facendomi sollevare un piede che va a sfregare contro l’altro. Mentre mi abbottono lentamente la camicetta, incrocio per un attimo, in un riflesso fugace, lo sguardo sconosciuto di un’altra me che non conoscevo e che ha pervaso di passione e complicità la mia vita. Cammino verso l’armadio, frugando tra i vestiti per prendere un tailleur nero, gonna poco sopra al ginocchio con profondo spacco posteriore e giacchina con alcune decorazioni lucide e doppia fila di bottoni che si fermano all’inizio di un’ampia scollatura… Aggiusto la gonna… e mi risistemo la giacca… finita sul letto per sbottonarmi un po’ la camicetta… Vado in bagno, camminando lentamente sui tacchi godendomi ogni movimento… Make up leggero e naturale… eye liner e rossetto rosa, tenue… su cui passo un tocco di saporita vaselina da labbra per renderle lucide e morbide… un ultimo tocco e pronta per uscire… Afferro il tablet che mi tengo stretta al corpo ed esco chiudendomi alle spalle tutta la folle normalità di una pazzia condivisa. Scendo a piedi le scale ed esco dal portone… piove… devo accontentarmi di andare nel pub vicino casa che avrei voluto evitare…
Prendo dalle mani distratte del titolare una birra scura. Mi guardo intorno… mi siedo in mezzo agli sguardi timidi ed espliciti dei presenti. Appoggio il tablet sul tavolo facendo finta di consultarlo… mentre reclino la testa su un lato… passando lentamente le mie dita lungo il collo… Mi giro, incrociando un po’ di sguardi e di sorrisi mentre quasi distrattamente passo lentamente il polpastrello del mio dito medio lungo il bordo del bicchiere quasi colmo… Lo afferro, sentendo sulle mie dita il vetro freddo e ne bevo un piccolo sorso… Mi guardo ancora intorno, mentre le mie labbra si schiudono per accogliere ancora un altro sorso che berrò con gusto. Osservo i presenti… molti intenti a vivere chiusi nelle loro bolle esistenziali, senza cercare la minima interazione con altre solitudini. In disparte vedo un forse-quarantenne tutto perso nel suo mondo e che non ha mai alzato lo sguardo dal suo cellulare su cui scriverà storie che non saprà vivere a fondo. Improvviso… lasciandomi guidare dall’istinto dell’altra me sconosciuta: mi alzo, con la borsa e il bicchiere in una mano e il tablet nell’altra che stringo a me… mi avvicino, lentamente cercando di guardarlo negli occhi rapiti dai 5 pollici di inconsapevole tirannia.
Mi siedo al suo tavolo, riuscendo a incrociare il suo sguardo interrogativo. Improvviso anche le parole che mi escono di getto: “Ti do due possibilità: o continui a perder tempo nello scorrere le tue dita su quell’insulso vetro o mi offri questa birra e ti concederò il piacere di assaggiarmi, ma alle mie regole e zitto. Scegli te”. Mi guarda spaesato e sorpreso… restando in silenzio senza saper che dire. “Tra cinque secondi mi alzerò da questo tavolo e ti lascerò vivere col più grande rimpianto della tua vita, oppure…”. Un “Oppure?” interrogativo e sommesso esce dalla sua bocca… Lo guardo dritto negli occhi, gli prendo il cellulare, glielo spengo e glielo getto sul divanetto su cui è seduto. “Esiste altro nella vita. Seguimi.” Mi alzo e senza guardarlo mi incammino verso i bagni incontrando anonimi sguardi di umanità persa dentro i propri pensieri. Non ho idea se mi segua o meno, ma mi piace pensare di sì. Se non lo farà peggio per lui. Entro nell’antibagno, lascio alla meglio le mie cose su un mobiletto polveroso e mi appoggio al lavandino tenendo le braccia conserte… La porta si apre. Entra. “Ci metti sempre così tanto a prendere le tue decisioni?”. Non mi risponde, mentre la porta si richiude dietro di lui. Mi stacco senza dargli il tempo di rispondere e lo spingo nel bagno degli uomini. Chiudo la porta, spingendolo contro la parete e premendo col mio corpo su di lui. Vorrebbe baciarmi ma lo spingo indietro… mi allontano appoggiandomi alla parete opposta… Lo guardo dritto nei suoi occhi e mi alzo la gonna… lentamente fino a scoprirmi il perizoma fradicio della folle fantasia… “Sfilamele e fammi vedere cosa sai fare…”. Si china, portando le sue mani sui fianchi, sfilando in modo rude l’intimo. Lo prendo per i capelli… e lo spingo ad inginocchiarsi mentre muovo il bacino in avanti per porgermi a lui. “Ti ho detto che dovevi assaggiarmi e allora fallo… fammi vedere cosa sai fare…”. Avvicina il suo viso al mio pube, inizia a leccarmi lentamente… sento la sua lingua che scorre facendosi largo tra i peli… cercando di insinuarla… lo tiro per i capelli “devo fare tutto io?” prima di spingergli la testa verso una posizione in cui possa esser leccata con maggior piacere… adesso sì… sembra quasi farcela… gli sto spingendo la testa su di me… lo sento mugolare di piacere mentre la sua bocca è un tutt’uno con la mia intimità da cui sento succhiare ogni goccia di eccitazione… Gli premo la testa contro di me, mentre mi sollevo leggermente per cercare una via al piacere ancora più soddisfacente… Tengo ancora la testa con una mano mentre con l’altra mi sbottono la camicetta e cerco di sfiorarmi i capezzoli, mentre le sue labbra mi stanno succhiando… il respiro è impazzito… gemo di piacere affondando le mie dita nei suoi capelli e tirandoglieli mentre con la lingua e le labbra mi fa arrivare al culmine del piacere… Adesso gli tengo la testa con tutte e due le mani mentre muovo il bacino ritmicamente sul suo viso… mi scosto, ansimante… e lo vedo inginocchiato e bagnato di me… sono eccitatissima… raccolgo il perizoma da terra… mentre lui cerca di alzarsi… Lo tengo giù, porto il perizoma alla mia bocca… lo lecco e glielo infilo nel taschino della giacca… “Bravo, ma puoi fare di meglio…” Mi tiro giù la gonna, mentre vorrebbe tirarmi a sé. Esco dal bagno, trovando una fila di persone in attesa e che avranno sicuramente sentito i miei gemiti… Sorrido, maliziosa e fradicia… ed esco così… senza rinfrescarmi… raccogliendo le mie cose… Passo dal tavolo a bere un ultimo sorso della birra che lascerò finire a lui… ed esco…
Piove… ma sono troppo eccitata per fregarmene… cammino per strada sentendomi colare di passione e di piacere… mi mordo il labbro dal desiderio… allungo un po’ la strada per cercare di riprendermi… di rientrare in una normalità che mi è ancora lontana… Troppo eccitata ancora… Entro nel portone di casa e senza aspettare che si richiuda mi appoggio al muro facendomi scivolare a terra… le gambe larghe in una posa oscena mentre le mie mani prendono possesso del mio desiderio… come pochi giorni prima, i miei gemiti rimbombano nell’androne vuoto del palazzo ottocentesco… l’eccitazione sale a dismisura, ripensando a ciò che ho fatto, a ciò che mi son fatta fare e alla meraviglia di una fantasia condivisa… cerco di scoprirmi i capezzoli… ma l’outfit non aiuta… troppo desiderio di piacere e cerco di stimolarli da sopra il tessuto… e mentre sto per raggiungere nuovamente il culmine, si accende la luce e sento delle voci sulle scale di persone che si salutano amabilmente e che di lì a poco scenderanno giù… il piacere arriva improvviso e soffocato… mi porto istintivamente una mano sulla bocca a cercare di contenerlo prima di alzarmi in piedi di scatto e salire di corsa le scale di quella splendida follia… Mi chiudo in casa e mi getto sul letto così come sono. Sfinita.