Tracce di me……..

Oggi lascerò tracce di me. Come un animale selvaggio, libero e indomabile che segna il territorio o che, forse, diffonde la sua voglia, il suo odore più ancestrale. Ero già fradicia in bagno, mentre mi tiravo i capelli indietro per il make-up light smokey al solo pensiero di ciò che farò. La matita a disegnare linee di seduzione sul mio viso trasfigurato dall’eccitazione della fantasia condivisa. Non so cosa mi aspetterà… ma so già che ne sarò dipendente totalmente. Cambio repentino di outfit pochi secondi prima di uscire… abbandonando in fretta e furia i pantaloni in favore di una mini nera, in tono con la giacca dal taglio maschile che indosso. Sotto la giacca niente. Sento i capezzoli sfregare sulla fodera interna e mi stimolano ad ogni pur piccolo movimento. A contenere la scollatura o, forse, a evidenziarla, mi sono messa al collo una cravatta rossa, tenuta lente, prestata da un amico, ignaro. Mi accompagneranno i miei tacchi 12 rossi inseparabili compagni di viaggio in pendant con la cravatta e col perizoma di pizzo, nascosto ma non troppo.

Corro in stazione prendendo al volo la tramvia affollata di storie assonnate e di sguardi spenti. Mi metto da parte per passare l’abbonamento e, facendo finta di sistemare il trolley, con un gesto repentino riesco fugacemente a bagnare due dita della mia voglia… non che ci volesse molto… mi sento fradicia dal primo momento… ed è bastato sfiorarmi il perizoma da sotto la gonna molto corta. Con le dita intinte di me mi sono aggrappata al palo centrale del piano, affollato di mani avide di spazio. Ho lasciato la mia traccia lungo quei pochi centimetri di metallo blu che mi sono stati consentiti e, probabilmente, sulla pelle appena sfiorata di un’anonima mano che si aggrappava sopra la mia. Non so di chi fosse, mi piace immaginare di tutti e di nessuno… di qualcuno che non si accorgerà di niente senza sapere che porterà con sé una piccola essenza del mio essere.

Scendo con non poca fatica attorniata da un flusso di persone accecate dal raggiungere obbiettivi forse inutili ma a cui siamo costrette dalle necessità della vita. Cerco di correre per quanto mi è possibile per arrivare alle barriere in stazione a cui mostrerò il mio smartphone usando la stessa mano che poco prima era intrisa delle mie passioni più segrete. Sicuramente le dita non erano più bagnate della mia voglia, ma mi piace pensare che nell’aria si sia sparso il mio desiderio circondando della mia essenza più intima, per un brevissimo istante, l’addetto ai controlli.

Il treno è già sui binari, affretto il passo sui tacchi 12 per raggiungere la prima porta a cui la gentile capotreno mi accoglie con un sorriso sincero. Salgo sbuffando per l’eccessiva fretta di questa mattina e di vagone in vagone mi trascino dietro di me il trolley incrociando sguardi anonimi talvolta interessati e interessanti, talvolta no. Mi siedo, alzandomi leggermente la mini con la certezza assoluta di lasciare forti tracce di me sul sedile su cui mi adagio. Non è ancora arrivato nessuno davanti a me, né accanto e mi lascio andare… sollevando la mini quel tanto che basta per vedere il pizzo rosso inzuppato del mio desiderio in cui andrò ad intingere le dita… per passarle sui braccioli di coloro che ignari si appoggeranno inconsapevoli sulla mia voglia… Torno a ripetere il gesto per marcare il territorio anche del tavolinetto che mi separerà da storie altrui. Non resisto… e inizio a darmi piacere… interrotta dall’arrivo di altri passeggeri che sistemeranno le loro vite nei paraggi nella mia. Porto nella giacca la mano bagnata di me… per sollecitarmi i capezzoli che trovo già protesi verso un’eccitazione duratura ed esplosiva… Bagnare i capezzoli di me… per me è sempre stata un’esplosione di piacere… e cerco di trattenere i gemiti che lottano per uscire.

Durante il viaggio non tarderanno a riempirsi tutti i sedili di anonime vite che incroceranno solo lo sguardo con il mio o con il mio corpo che oggi più che mai trasuda la mia femminilità più intensa. Cerco di scompigliare un po’ la piatta vita di chi mi sta di fronte, prendendo il caricabatteria del telefono e passandolo sul mio perizoma prima di porgerglielo con aria innocente e ingenua chiedendogli se possa attaccarlo dalla sua parte fingendo un non meglio precisato guasto dalla mia. Lo prende, raccogliendo inconsapevole sui suoi polpastrelli parti infinitesime di me, ma esplosive come la mia voglia… Non dà troppa importanza né a me né al gesto in sé e lo inserisce quasi meccanicamente. Mi invento una scusa tecnica di malfunzionamento per riprenderglielo quasi subito, sfiorando appena la sua pelle mentre me lo porge, quasi infastidito.

Durante la fila per il taxi, alla stazione di arrivo, mi sento quasi colare lungo le gambe, tanta è la sensazione di eccitazione che mi pervade fin dall’alba. Arriva il mio turno e dopo che il mio trolley sparirà rapidamente nella bauliera, mi accomodo in un taxi quasi nuovo. Parte nel lento traffico cittadino mentre le mie gambe si divaricano sul sedile posteriore immaginando che l’odore di me pervada l’abitacolo. Resisto dal gemere mentre le mie dita cercano un piacere fugace che non potrò darmi… ma anche qui lascerò tracce di me… bagnandomi ripetutamente le dita e passandole sul sedile… le maniglie e poi la follia finale… facendo molta attenzione… sfiorando il colletto del tassista che si porterà per tutto il giorno il mio odore pur non sapendolo.

E chissà se il cliente che ignora di aver maneggiato i documenti che avrebbero lasciato un po’ del mio profumo nell’aria viziata del suo grigio ufficio si accorgerà delle mie tracce o se il barman sentirà nel resto della giornata di avere sulla sua pelle microscopiche gocce della mia passione durante le sue acrobazie nel preparare i cocktail… dopo averlo sfiorato nel prendere il bicchiere dalle sue mani… Lo bevo, tutto d’un fiato e decido di prendermi un piacere tutto mio… vado nel bagno degli uomini, mi chiudo e sfilandomi il perizoma zuppo di me mi do piacere accovacciata sui miei tacchi… contorcendomi in gemiti malamente contenuti al raggiungimento del culmine, arrivato violento di lì a poco. Esco, trovando uno ad aspettare che si liberasse che resta interdetto per vedermi uscire da lì… Mi soffermo, gli aggiusto la cravatta sorridendo e gli faccio l’occhiolino mentre gli infilo il mio perizoma nel taschino. Esco, andando incontro alla fine di un’altra giornata di piacere.

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