Bagnata!

Ho tentato di uscire all’ora di pranzo… sperando di passare tra una goccia e l’altra proprio mentre pioveva a malapena… ma non c’è stato niente da fare… Appena fatti pochi passi sul viscido marciapiede, ha iniziato di nuovo a venir giù di tutto… Tutto sommato mi piace la pioggia… così come odio gli ombrelli. Non ne ho mai dietro uno, non li porto mai. Se non fossi dovuta tornare in ufficio avrei fatto volentieri una passeggiata sotto l’acqua… purché non fosse stata particolarmente forte ovviamente… Sono fuori di testa, lo so… ma a me piace essere a contatto con la natura… specie d’estate… sentire le gocce di pioggia su di me… sul mio corpo… Oggi però non ce l’ho fatta… ha iniziato troppo forte… le piccole gocce che si sono posate sulla mia schiena nuda avevano appena iniziato a scendere giù lentamente, quando altri goccioloni ben più forti hanno iniziato a bagnarmi più decisamente… facendo diventare maculato il mio top di seta. Ho cercato di affrettare il passo sui miei sandali tacco dodici e schivando le insidie del marciapiede scivoloso ho riguadagnato la reception.

Mentre ero seduta su uno dei divanetti bianchi per asciugarmi le gambe con un fazzolettino di carta preso dalla borsetta, mi si avvicina un collega dell’amministrazione debuttando in modo ben più felice di tanti altri… «È un peccato che ti si bagnino quei sandali. Sono splendidi. E ti rendono estremamente eccitante.». Non troppo banale, in fondo, c’è stato di peggio. Uno a zero per lui, almeno per ora. Ma non posso star sotto nel punteggio e decido di contrattaccare… «Mi aiuteresti ad asciugarli?» gli dico con voce maliziosa… porgendogli il fazzolettino che stavo usando e allungando la gamba verso di lui che nel frattempo si è seduto sul divanetto di fronte. Uno a uno. Sicuramente. Lui si guarda attorno leggermente imbarazzato per vedere che non ci siano altri occhi indiscreti ad osservarlo, poi con un gesto della mano rifiuta il mio kleenex e frugandosi in tasca, tira fuori un fazzoletto di cotone, perfettamente piegato e stirato, sicuramente profumato anche se non ho modo di percepirne l’odore. Lo apre ed inizia delicatamente a passarlo sul mio piede, ponendo particolare attenzione al mio sandalo. I suoi sapienti gesti quasi di devozione mi fanno intuire un certo feticismo nel suo comportamento… e decido di spingermi oltre. Non mi basta il pareggio. Mai. Ritraggo leggermente il piede e appoggio il tacco a stiletto proprio sul suo ginocchio e guardandolo negli occhi lo comando: «adesso le dita».

Imperturbabile gli vedo passare il fazzoletto sulle dita smaltate di rosso brillante ed asciugarle una ad una con particolare delicatezza. Ritraggo il piede, soddisfatta. «Adesso l’altro» gli dico ma senza porgerglielo. Lui mi guarda interrogativo… aspettando che glielo avvicini, ma lo tengo ben fermo a terra. Non gli dico niente, ma con gli occhi gli indico il piede e gli faccio capire che non lo muoverò di lì. Ha capito. Annuisce, si guarda di nuovo intorno, aspetta che passino due colleghi che stanno uscendo e poi si china ai miei piedi per asciugarmi l’altro. Lo so… a volte so essere molto più stronza di quanto potessi pensare. Non avevo minimamente studiato la situazione. L’ho gestita al momento, del tutto estemporanea. Ma devo ammettere che mi piace vederlo così servile e a mia disposizione. Si dedica con particolare attenzione alle dita e al tacco metallico dei sandali… Mi eccita vederlo lì dedito alla mia cura… in modo del tutto inaspettato. Non mi pongo il problema se mi piaccia o meno… decido di dargli un premio… allargo leggermente le gambe, facendogli intravedere il perizoma bianco di pizzo da sotto la mini bianca che indosso oggi… Ma è troppo dedito al mio piede per accorgersene, almeno fin quando non allargo un pochino di più le gambe… muovendo il piede che tenevo a terra. Si rimette a sedere sul divanetto di fronte… adesso sì… i suoi occhi vanno dove devono andare… o meglio… dove volevo che andassero…

Faccio finta di niente… mi muovo leggermente. Lo guardo negli occhi… mentre le mie gambe tornano ad accavallarsi lentamente… «Bravo… hai fatto un bel lavoro…». Imperturbabile mi fa un cenno di ringraziamento consenziente con la testa, senza dire una parola. Adesso sono in vantaggio. Lo so. Ma contrattacco di nuovo. «Ti piaccio?» gli chiedo forse troppo direttamente… la sua risposta non si fa attendere e sembra aver liberato un fiume di parole che era lì pronto ad uscire… Mi racconta che mi osserva discretamente da tempo… che ha apprezzato moltissimo il mio cambio di look e non vedeva l’ora di avere un’occasione come quella che gli si è presentata oggi per parlarmene. È molto più sciolto di prima e molto più deciso di quanto non sembrasse inizialmente. Ha preso coraggio. Mi piace. Mi chiede cosa calzerò domani… mi vorrebbe vedere di nuovo con le decollete rosse tacco quattordici dei giorni scorsi.

Dentro di me sono lusingata dalla sua richiesta e dal fatto che non si nasconda dietro false ipocrisie come fatto tutti gli altri. Ma sono stronza… e faccio finta di indispettirmi… mi alzo in piedi e mi metto davanti a lui, ben piantata a terra, a braccia conserte con l’aria un po’ imbronciata… Mi guarda silenzioso in una sorta di devota attesa per le mie parole che non si fanno attendere molto… «Ricorda… che sarò sempre e solo io a decidere se e cosa mettere…» poi porto un dito alle mie labbra, lo bacio e lo poso sulle sue… girandomi poi di scatto e andandomene su per le scale con passo deciso. Non mi volto, ma so che il suo sguardo mi sta seguendo, infatti quando giro sul pianerottolo, mi saluta di nuovo silenziosamente con un breve cenno del capo, devotamente annuente. I miei tacchi risuonano ritmicamente sugli scalini di granito facendomi salire passo dopo passo sopra i miei pensieri più intimi…

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