Una nuova giornata come tante altre…

Oggi niente nylon. Fa un gran caldo ed è ora di non mettere alcun velo tra me e il mondo esterno. È una di quelle mattine in cui mi rifaccio dai sandali. Sono lì, nuda, in camera davanti allo specchio, chinata a scegliere cosa mettermi. Lo sguardo va sui sandali rossi regalati da Mister X, li prendo in mano, ne aggiusto i laccetti prima di rimetterli al loro posto. Oggi no. Le lancette inseguono imperterrite lo sguardo che sceglie in pochi istanti dei sandali neri, tacco quattordici, proprio quelli che avevo quando iniziai a scrivere il mio blog e che gli hanno dato il nome. Li metto, lentamente, incurante del ritardo accumulato in una doccia rigenerante. Ma non riesco a resistere alla sensazione dell’acqua che scorre copiosa sul mio corpo. Cammino per casa, così, nuda ma con i sandali appena messi. Torno in bagno a sistemare i capelli raccogliendoli con una pinza, prima di sedermi per far passare dai tacchi quattordici il perizoma bianco sottilissimo che non riuscirà a coprire la mia intimità. Cerco di girarmi per vedermi di schiena allo specchio nell’inutile tentativo di sistemare il sottile filo che attraversa le mie curve. Niente reggiseno, nemmeno oggi; è già un po’ che non lo metto. Il mio corpo nel riflesso semi appannato sparirà coperto da un miniabito nero, corto quanto basta per far venire fantasie voyeuristiche a chi mi guarderà. E mi ecciterò a vedere gli sguardi indiscreti, timidi, pretenziosi, desiderosi, osceni che mi arriveranno di lì a poco. Un po’ più di trucco del solito, ma sempre molto discreto, mi accompagnerà nella giornata contornata dal rossetto lucido.
Esco quasi di corsa sbattendo la porta dietro di me. Sento il mio vestito salire leggermente ad ogni scalino, ma lo lascio fare, aggiustandomelo solo poco prima di uscire in strada. Cammino in mezzo ai desideri che leggo negli occhi altrui, nei più osceni commenti che percepisco appena. Mi piace, è innegabile. Sono un’esibizionista? Forse. Forse anche peggio, magari come dicono le colleghe. No. Sono me stessa. Punto. Del resto del mondo non me ne frega niente. Pensino ciò che vogliono di me.
Salgo in macchina, temporeggiando opportunamente, per dar modo ai due signori che mi stanno osservando di scrutare le mie gambe entrare nell’abitacolo facendo salire il miniabito appena nei limiti del consentito. Mi giro improvvisamente verso di loro sorridendo nel vedere i loro sguardi dileguarsi. Si limitano a guardare irrigiditi nel loro conformismo ipocrita. Al semaforo «sento» le fantasie di un motociclista che si affianca alla mia auto, guardandomi le gambe e facendomi un cenno di approvazione con il casco che cela il desiderio nei suoi occhi. Il mio sorriso rimane sospeso nell’aria, portato via dalla frenesia che si scatena nel preciso istante in cui un po’ di verde illumina di sbieco il vetro della macchina. Mi arriva un messaggio whatsapp del collega intraprendente di qualche giorno fa… Lo trovo ad aspettarmi al mio posto auto circondato da un’aura di convenevoli innaturali che gli fanno perdere un po’ di punti. Non ci eravamo più visti da quel giorno, nessuno dei due aveva più cercato l’altro. Mi chiede di vedersi più tardi. «No, mi spiace. Ho da fare. Ti chiamo io». Sono le uniche parole che gli riservo prima di correre verso l’ingresso per cercare di evitare che un segno rosso sul display mi faccia perdere mezzora di lavoro. Ci riesco per pochi secondi. Adesso i miei tacchi quattordici possono prendersela più comoda. Mi giro a cercarlo. Non c’è. Meglio così.
Stavo per salire le scale quando mi si avvicina il sorriso sincero della ragazza della reception. Oggi è il suo compleanno. In serata va con le sue amiche in un locale in centro. Mi invita sottovoce per non farsi sentire da altre che non gradisce. Accetto di buon grado. Poi i gradini delle scale fanno salire, lentamente, il miniabito. Arrivata al piano mi giro di scatto incrociando gli sguardi imbarazzati di un paio di colleghi che si sono goduti il loro spettacolino da voyeur. Faccio finta di niente. Entro in ufficio iniziando una nuova giornata di lavoro… come tante altre…

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