Mi guardo allo specchio, quella che vedo è l’animale che oggi mi ha presa e accompagnata per le strade della follia con guizzi di coraggio mai nemmeno ipotizzati. Tutto estemporaneo e totalmente in preda alla mia voglia disumana. La doccia non aiuta a placare il desiderio che mi pervade totalmente. Sfiorare la pelle con l’acqua non lenisce l’eccitazione condivisa che ha pervaso la mia giornata. Mi asciugo la pelle che reclama ancora piacere. Cammino nuda per casa, mi lascerò guidare dai miei tacchi 12 di oggi, compagni di un primo pomeriggio di fuoco. Incrocio il mio corpo nudo riflesso nello specchio di camera, no, non indosserò niente per ora. Torno in sala, spengo le luci, mi siedo sul divanetto, al buio, in compagnia della mia voglia. Le mani sfiorano i capezzoli, quasi doloranti dall’eccitazione e protesi verso un piacere lento e passionale. Reclino la testa, lasciandomi andare a rivivere la follia di oggi. Sollevo una gamba, appoggiando il tacco 12 sul divanetto. L’altro resta a terra. Ho gli occhi socchiusi, ma mi vedo in questa posa oscena, aperta a tutto, con la mia passione che inizia a colare senza esser sollecitata. Rivivo ogni singolo momento della follia, godendomelo a fondo e quasi guardandomi da fuori. E inizio ad ansimare al solo pensiero di aver lo sguardo su di me di chi ha condiviso la follia. Le mie mani adesso scivolano sul corpo nudo e reattivo come non mai, donandomi brividi di profondo e inebriante piacere. Ripenso ad ogni singolo folle gesto, ad ogni singola folle decisione presa in quei folli istanti eterni. Il piacere arriva violentissimo e intenso non appena mi sfioro appena, facendomi contorcere sul divano, gridando di passione profonda e animalesca. Scivolo a terra, ancora contorcendomi, mentre le mie cosce si chiudono, stringendosi forte, cercando di impedirmi di andare oltre. Ma so che non mi basterà. Non mi basterà per ciò che ho fatto, per i ricordi folli, profondi, che resteranno in me pervadendomi di piacere. Cerco di riprendermi tornando in piedi, quasi barcollando. I miei tacchi mi portano, ancora nuda, in cucina a cercare un po’ di ristoro in un bicchiere che servirà solo a dare una parvenza di banale normalità. Ma non mi disseta della mia voglia.
Porto con me il bicchiere, camminando per casa, le labbra socchiuse per far passare quell’anelito di passione che mi sgorga da dentro. Resto al buio. Mi affaccio al vetro della finestra guardando nel vuoto del lieve riflesso del mio desiderio. Avvicino il bicchiere al viso, appoggiandolo su una guancia rovente. Mi viene istintivo di appoggiare il mio corpo nudo al vetro della finestra, guardando il resto della vita dintorno a me, parte di un qualcosa che ignoro. L’altra mano scivola di nuovo a darmi piacere. Mi sento pulsare dalla voglia, forse il riflesso di un cuore impazzito che ripercorre la perversa passione di una vita. I tacchi mi spingono prepotentemente contro il vetro, facendovi aderire il mio corpo. I capezzoli turgidi sono quasi schiacciati mentre il vetro si appanna al ritmo sempre più incalzante del mio respiro. Non faccio quasi in tempo a fare alcunché che il mio corpo reclama un altro orgasmo violento schiacciando la mia mano imprigionata dal bacino. Tremo e qual poco d’acqua che era rimasta nel bicchiere mi si rovescia addosso provocandomi un inaspettato e involontario piacere disumano e scorrendomi addosso in un rivolo tra i seni. Scivolo in ginocchio restando attaccata al vetro. La testa girata, la guancia a cercare il fresco del vetro. Le ginocchia bagnate dalla poca acqua caduta a terra e scaldata dalla passione della mia pelle. Il bicchiere accanto a me, fortunatamente intatto. Resto lì, immobile… o almeno mi sembra di esserlo. Non so per quanto, il tempo e il ritmo, ormai lo decide il mio corpo, la mia voglia di cui sono totalmente prigioniera. Mi giro sulla schiena, sento freddo. La mia pelle si accappona un po’. Giro la testa verso la finestra illuminata dalle luci di una città reciprocamente quasi sconosciuta. I miei capelli si sono bagnati nell’acqua, mi giro, trovandomi su ginocchia e mani, come un animale a quattro zampe. Io sono un animale. Oggi lo sono stata più che mai, forse come mai nella mia vita. E non so perché e non so come, mi viene istintivo fare l’ultima follia del giorno, resto in quella posizione, muovendomi a quattro zampe quel che basta per arrivare a quel poco che resta di acqua. Avvicino la testa e la lingua cerca di raccogliere il mix di acqua e passione. Quasi senza accorgermene mi ritrovo con una mano a darmi piacere che arriva in un istante, facendomi cadere di nuovo a terra, nuda e sfinita. Credo di aver ceduto all’emozione del giorno. Mi ritrovo dopo non so quanto, senza una scarpa, infreddolita. Mi tolgo l’altra e mi getto nel letto così come sono, con le scarpe, folli compagne di gioco, sul cuscino accanto.