Una voglia esagerata… III Parte

La conversazione scorre via tranquilla e lineare, scadendo raramente nella banalità di tediosi scambi anagrafici. Le loro fedi nuziali non impediscono avances più o meno velate che posso interpretare fra le righe di parole non dette. Cerco di accavallare le gambe sotto il tavolo di legno scuro, lo spazio ristretto mi costringe a muovermi molto più lentamente di quanto avrei voluto, ma c’è il vantaggio di sentirmi intimamente esplorata con una inconsueta pervasività… Appezzano la sensualità del mio look, me lo dicono esplicitamente, così come restano sorpresi nel sapere che i miei tacchi 15 non sono un’eccezione, ma una quotidiana abitudine seppur con qualche variante. Cerco di accomodarmi meglio negli angusti spazi sotto lo scomodo tavolo scuro e non senza difficoltà riesco ad accavallare le gambe. Dondolando il piede sollevato arrivo a toccare con il tacco la gamba di chi mi siede accanto. Mi fermo e inizio a muoverla lentamente… facendogli sempre sentire il contatto col mio tacco sulla sua caviglia mentre in silenzio lo guardo dritto negli occhi sorseggiando la mia birra.

Non ci vuole molto per sentir planare la sua mano sul nylon della mia gamba… esitante, inizialmente… poi sempre più audace risale lentamente lungo la coscia… si ferma sulla balza delle autoreggenti… le sue dita la scorrono lentamente… per poi arrivare a sfiorarmi la pelle giocando a lungo con la piacevole e sicuramente reciproca sensazione del delicato tatto. Il mio perizoma è totalmente intriso del mio piacere… di cui immagino ci sia già traccia sulla dura panca di legno scuro. Assaporo già il piacere di situazioni fantasiose ed eccitanti, quando, improvvisamente, sento ritrarre frettolosamente la mano nel momento in cui la mia amica viene a sedersi al nostro tavolo. Si è stufata anche lei della stupida omologazione lessicale e comportamentale dei giovani interlocutori che abbiamo conosciuto prima. Io avevo resistito molto meno. Il suo arrivo ha tolto dall’imbarazzo l’altro che iniziava a sentirsi quasi un terzo incomodo nello sbirciare gli audaci movimenti del collega sulla mia gamba. Cerco di muovermi un po’ anche per lenire la scomodità della seduta mentre la serata scorre via piacevole fra chiacchiere intelligenti e argute. Ogni tanto la mano torna di nuovo a giocare con la mia eccitazione e le mie fantasie. Da quello che posso vedere o, meglio, intuire presumo che anche la mia amica sia oggetto di qualche avance non propriamente velata da parte dell’altro. Comunque sicuramente gradita a giudicare dalla sua espressione e da qualche malizioso sguardo di intesa che ci scambiamo.

Il tempo di uscire dal pub e mi ritrovo spinta contro un muro in preda ad un’eccitazione animalesca, se possibile ancor maggiore di quella con cui sono uscita di casa… Sento il suo corpo premere contro il mio… le sue mani arrivarmi ovunque… le sue dita bagnarsi del mio piacere… cerco di goderne ad occhi chiusi, ignorando completamente il posto in cui ci troviamo e il fresco della sera che fa reagire la mia pelle nuda. Le sue dita esperte non ci metteranno molto a farmi raggiungere un piacere desiderato da tempo, provocandomi spasmi che faranno vibrare intensamente tutto il corpo. Il mio glossy rosso fuoco ricambierà gli attimi intensi di voluttà scorrendo lentamente sulla sua dura eccitazione appena liberata dalle mie mani. In poco tempo il sottile lattice indossato nell’unico momento di razionalità della serata, si riempirà del suo desiderio al culmine di movimenti convulsi del suo corpo che preme con forza contro la mia testa tenuta dalle sue mani.

Mi rialzo cercando di ricompormi, tornando lentamente ad una lucidità messa da parte per far posto ad istinti triviali di cui sono stata preda. Non so bene dove siamo… dall’uscita del pub è come se fossi stata abdotta in vortici irrazionali. Siamo per strada, non c’è nessuno, solo qualche macchina che passa incurante tagliando con la luce dei fari la solitudine di qualche angolo. Non so nemmeno dove sia la mia amica, ne ho perse le tracce all’uscita del pub… Evito di chiamarla al cellulare, almeno per il momento, presagendo la possibilità di infrangere momenti di intimità. Proviamo a camminare lentamente verso la sua macchina, in silenzio, guardandoci senza dire una parola. Abbiamo lasciato che a dialogare fossero le nostre emozioni, i nostri corpi, le nostre passioni. Incuranti di tutto e di tutti. Il freddo della notte si fa sentire più accentuato sulle mie natiche quasi scoperte provocandomi brividi che cerco di limitare stringendomi nel giacchettino che mi ero messa prima di uscire. Li troviamo in auto. Il movimento ritmico e sinuoso della testa della mia amica mi fa capire che anche la loro serata ha avuto una svolta decisamente passionale… Restiamo in disparte, con sorrisi maliziosi, aspettando nella penombra che si aprano gli sportelli. Nell’attesa mi siedo su un muretto, accavallando le gambe e muovendole nervosamente per il freddo. Ci scambiamo qualche odiosa frase di circostanza prima di esser raggiunti dagli altri appena usciti dall’auto cercando di ricomporsi. Io e la mia amica salutiamo i nostri compagni di una serata. Nessuno di noi quattro chiederà un recapito per restare in contatto. Lasciamo tutto ciò che è successo nell’alveo chiuso di una serata passionale. Non avrebbe senso diversamente.

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