Il messaggio è arrivato inaspettato. Come sempre, del resto, con lui. Gli ho scritto dove gli farò trovare la chiave. I pochi vestiti che avevo sono caduti a terra già in quei pochi secondi con cui rispondevo al suo whatsapp e, in un altro, rimandavo la serata al pub. Un paio di tacchi dodici sono le uniche cose che mi troverà addosso. Cammino, nuda, al ritmo dei miei tacchi. Poi corro in salotto. Dovrà esser tutto a posto. Apro la porta, affacciandomi rapidamente, nuda, per metter fuori la chiave. Rientro col cuore in gola per questa visita inattesa. Tutto quello che era sul tavolo finisce alla rinfusa su un mobiletto, qualcosa cade per terra, fortunatamente senza rompersi. Sistemo le ultime cose, velocemente e con molta eccitazione. So che sta per arrivare. Sono mesi che non si fa sentire. Come sempre. Come me, del resto. Ci manchiamo quel tanto che basta per incontrarci furiosamente quando riusciamo ad allineare i pianeti delle nostre vite, libere. E non potrebbe esser diversamente. Non ci sopporteremmo o, forse, ci costringeremmo a sopportarci, ma sappiamo entrambi che sarebbe un’inutile forzatura, ognuno di noi troppo legato alle ali della propria passione nel cielo della nostra più assoluta libertà.
Non ho programmato niente, lascio far tutto all’istinto del momento. In passato avevo già pensato a situazioni simili e mi ero lasciata andare di conseguenza, ma stasera ho in mente altro. Non ho nemmeno il tempo di lasciarmi ispirare, è questione di pochi minuti ormai… Abbasso le tapparelle quel tanto che basta per far entrare quel fil di luce che gli concederò. Mi avvicino al tavolo. Sarò io l’unica cosa che vi troverà sopra. Mi piego in avanti, le braccia larghe aggrappate ai bordi. Mi troverà così. Oscenamente pronta ad esser presa. Pronta ad eccitarlo. Mi piacerebbe vedere l’eccitazione sul suo volto, ma lo demanderò alla fantasia e a quelle sensazioni che avrò… La testa piegata su un lato, il respiro, sempre più serrato che disegna un lieve alone di passione sul tavolo al ritmo della mia eccitazione. Sento dei rumori fuori, ma non è lui. L’attesa mi tormenta e mi eccita, allargo leggermente le gambe per trovare una comodità temporanea. Sento i capezzoli indurirsi, schiacciati contro il piano. Le dita stringono il bordo in preda all’eccitazione del momento. Mi sento fradicia di passione. Mi sento colare. Vorrei toccarmi per dare sfogo a tutta questa folle situazione, ma mi costringo a resistere.
Sento inserire la chiave. Non l’ho nemmeno sentito salire… Il cuore mi schizza in gola. Cerco di guardar nella penombra ma rinuncio per non perdere la posizione oscena in cui mi troverà. E in cui mi trovo. La porta si apre. Chiudo gli occhi. Lo sento soffermarsi. Non dice una parola. Entra. Non sento chiudere la porta… Tremo quasi per l’eccitazione di quella situazione costruita per vivere momenti di folle passione. Sento la sua fibbia liberarlo dalla costrizione della cintura. Il rumore della zip. I pantaloni che si sfilano. Le sue scarpe che finiscono contro il divano. Sento cadere a terra i pantaloni. O, almeno, la cintura. Sento i suoi passi, lo sento avvicinarsi. Mi viene istintivo di muovermi quasi a porgermi a lui più di quanto non lo sia già. Lo sento camminare, scalzo, sul pavimento. Non riesco a capire dove sia, nonostante la mia mente stia guardandosi attorno senza che muova la testa. D’improvviso un chiarore che mi fa aprire gli occhi istintivamente. La luce delle scale, improvvisa, dalla porta lasciata aperta illumina la stanza quasi come fosse un riflettore puntato sulla mia voglia. Mi esce un gemito che ricaccio in gola. Sento chiudere la porta che taglia improvvisamente quella luce proiettata sulla mia eccitazione più profonda. Torno nel torbido buio della mia passione. Dalla bocca lievi gemiti ad ogni respiro. Resto lì, piegata, esposta, grondante di voglia. Sento ancora i suoi passi. Lenti. Lo sento fermarsi ma non riesco a capire dove sia. Muovo leggermente le gambe, quasi ad invitarlo. Ancora qualche rumore non ben definito, poi sento cadere a terra qualcosa, ma non sto capendo più niente. Attimi di silenzio che sono lunghissimi. Poi improvvise e forti le sue mani sul mio sedere. Arrivano forti e quasi violente. Mi esce un gemito più forte e passionale degli altri. Mi stringono. Sento le mie natiche allargarsi, al limite, tirate dalle sue dita piantate su di me e che mi espongono a lui. Adesso mi stringono più forte ancora. Gemo. Ma mai quanto farò di lì a poco non appena sento la sua lingua sulla mia intimità, fradicia di passione. I gemiti salgono ad ogni passaggio e ogni volta che mi sfiora arrivo quasi a gridare, ritmicamente… Immagino il suo viso… ricoperto della mia passione… le sue labbra… intinte nella mia intimità.
Poi, improvvise, le sue mani mi lasciano e non sento più la sua lingua. Resto in quella posizione ma mi viene d’istinto muovermi leggermente quasi a cercarlo. Saranno le sue mani che, improvvise, troveranno me: fermeranno il lento movimento dei fianchi, immobilizzandoli con forza. Le dita stringono ancora la mia carne in una presa più forte di prima che fa quasi male. Si avvicina, sento il suo contatto. Lo sento entrare dentro di me. Lentamente. Scivola dentro senza problemi. A fondo. Il tutto con una lentezza disarmante che mi fa sussultare ogni qual volta si ritrae per poi tornare a penetrarmi. Ormai sono un gemito continuo, eccitatissima. Sul tavolo rivoli di saliva che mi escono dalla bocca gemendo. Cerco di girarmi dall’altra parte. Appoggio la guancia bollente sulla superficie liscia del tavolo che di lì a poco riprenderà ad appannarsi al ritmo del respiro. Cerco di muovermi ogni qual volta lo senta entrare, quasi per accompagnarlo dentro di me. Mi muovo quel poco che basta a farmi aumentare l’eccitazione e il piacere di sentirmi piena della sua voglia. Lo sento penetrare in tutta la sua virilità, godendomi i suoi movimenti lenti che mi riempiono millimetro dopo millimetro… centimetro dopo centimetro. Adesso il suo ritmo aumenta… pian piano… al pari dei miei gemiti, oramai impossibili da trattenere. E i gemiti diventano quasi grida di piacere nel momento esatto in cui mi immagino di esser guardata lì… in quella situazione… in quella posizione… Magari guardata dagli occhi brillanti come la mente di chi spesso mi ha ispirata o dagli occhi eccitati di chi mi legge abitualmente e non. Penso all’eccitazione nel e del loro sguardo e ai loro pensieri volgari ed eccitanti nel vedermi in quella posizione. Non mi trattengo più e arrivo quasi a gridare di eccitazione. I capezzoli turgidissimi lottano contro il legno del tavolo per rivendicare il loro spazio, quasi indolenziti.
Repentino, il ritmo cambia. Aumenta… di punto in bianco. Adesso lo sento entrare dentro di me molto più deciso, tanto che mi fa sussultare e quasi spostare ad ogni penetrazione. Grido ad ogni colpo del suo bacino. E mi sento piena di lui ogni volta che lo spinge a fondo con fare sempre più quasi animalesco. Allento per un attimo la presa ai bordi del tavolo proprio nel momento in cui lo sento spingere dentro di me in modo ancora più deciso. Mi sposta quasi, prima di ritrovarmi nuovamente ad avere una presa salda, tenuta a fatica dalle mie dita. Continua a penetrarmi con decisione quando, in un istante, una sua mano lascia il mio fianco destro e va a stringermi i capelli, tirandoli verso di sé. Mi inarco, sollevandomi per un attimo dal tavolo. Istintivamente lascio la presa ai bordi e mi appoggio sui gomiti. Mi tira sempre più forte verso di lui… Lo lascio fare, sento i capezzoli protesi verso l’eccitazione di chi immagino li stia guardando… ci stiano guardando.
Lo sento spingere a fondo mentre cingendomi il bacino con un braccio arretra, trascinandomi con sé, restando ancora dentro di me. Mi spinge contro la porta di ingresso alla quale mi appoggio con i palmi delle mani. Riprende al suo ritmo di prima, stringendomi di nuovo i fianchi. Continuo a gemere ad ogni suo colpo che affonda dentro la mia voglia. Poi, improvviso, apre la porta di ingresso e mi spinge sul pianerottolo buio. Riesco a malapena a farfugliare qualcosa, quasi a chiedergli cosa stia facendo, ma mi lascio andare senza nemmeno capire io cosa sia uscito dalla mia bocca. Sono eccitatissima e mi sto godendo quei momenti di follia. Mi spinge ad appoggiarmi con le mani alla ringhiera delle scale mentre mi piego nuovamente in avanti. Entra in me in modo molto più deciso di prima, spingendo con forza ad ogni colpo. Cerco di trattenere qualsiasi gemito… Le mie dita stringono con forza la ringhiera quasi a trattenere quei momenti di intenso piacere. Vorrei gridare ma trattengo tutto dentro di me… O, almeno, ci provo… Poi, improvviso, il rumore della porta in fondo di scale che si apre. Cerco di ritrarmi ma mi spinge ancora. Due voci che entrano ridacchiando e la luce delle scale che si accende, illuminando anche noi. Lascio la presa mentre mi tira per i capelli, trascinandomi di nuovo dentro casa. Il tempo di spingermi ancora contro la porta e raggiungo il culmine del piacere iniziando convulsamente a muovermi in preda a una smania irrefrenabile. Stavolta non trattengo gemiti e grida di piacere e mi lascio andare a quei momenti di puro e intenso piacere cristallino. Vorrebbe tornare al suo ritmo, ma riprendo io le redini del gioco, adesso, e divincolandomi mi giro verso di lui con un movimento repentino. Porto una mia gamba a cingere il suo corpo mentre mi spinge con la schiena contro la porta che vibra. Al di là sentiamo le voci di chi stava per sorprenderci. Lo bacio, intensamente mentre le mani gli accarezzano il viso e lo stringono a me. Mi lascio scivolare giù. La mia bocca vuole la sua parte di piacere… Le labbra cingono la sua eccitazione mentre la bocca assapora il mio sapore su di lui. Porta le sue mani sulla mia testa, prendendomi i capelli ma assecondando il mio ritmo. Non ci mette molto ad arrivare a inondarmi la bocca. Troppa eccitazione. Lo sfila, continuando a toccarsi e facendomi grondare il viso del suo piacere. Lo guardo dritto negli occhi, mentre, inginocchiata, deglutisco l’esplosione del suo piacere. Mi lascia la testa e arretra, sfinito e ansimante. Resto lì inginocchiata a riprendermi da quei momenti e a cercare una normalità di respiro che fatica ad arrivare. Per terra e sulla porta gocce di lui. Ripenso a tutta la serata… al fatto che non ci siamo detti neanche una parola… A dialogare è stata indubbiamente la nostra folle passione. Cerco di rialzarmi, lui seduto sul divano si lascia andare sdraiandosi a riprender fiato. Mi trascino in cucina a bere un bicchiere d’acqua. In bocca ancora il suo sapore. Me lo sento anche sul viso, lo sento scivolare lentamente disegnando piccoli rivoli di piacere su di me. Torno di là. Lui ancora sdraiato. “Vado a farmi una doccia. Pulisci la porta e per terra prima di uscire”.
Non ho parole… per descrivere… l’eccitazione… che provo…