La mia prima volta

La mia prima volta. Sì. È la prima volta che lo faccio. Non mi ero mai trattenuta prima, ma per una sfida scherzosa con una carissima amica mi sono astenuta per 24 ore da qualsiasi attività sessuale. Lo confesso, non è stato semplice. La voglia è accresciuta di ora in ora così come il desiderio di interrompere l’astinenza e di dar sfogo alle mie fantasie dandomi piacere, quel piacere praticamente quotidiano che non posso raggiungere o, meglio, non voglio farlo. Perché ho accettato? Un po’ per gioco e un po’ per mettermi alla prova. E per mettere alla prova lei con la contro sfida che le ho proposto. Vedremo. La mia è stata dura, ma allo stesso tempo istigante. Estremamente. Le mie dita avrebbero avuto voglia di bagnarsi nei miei pensieri più sconci, nei miei desideri più inconfessabili, tutti racchiusi nelle fantasie di istanti eterni e dilatati nel tempo infinito della mia sessualità. Lo scoglio più duro è stato riuscire a non fare ciò che ti viene detto di non fare. Non esiste cosa più dura per me che dover sottostare a diktat esterni, a imposizioni a cui mi son sempre ribellata. Ma questa è una sfida personale fra due amiche, molto simili fra noi, pronte a scoprire e conoscere meglio l’altra. Non potevo tirarmi indietro. Ah, beato orgoglio! Proprio quell’orgoglio che avrei mandato a quel paese facendo scivolare le mie dita fra le mie gambe, pronte e desiderose di dar libero sfogo al mio piacere. Ho resistito, ma così facendo non ho fatto altro che accrescere le mie pulsioni più sconce. Ho aspettato con trepidazione lo scadere dei termini della sfida per far riassaporare alle mie mani il dolce sapore della mia voglia, delle mie fantasie. E il piacere è arrivato improvviso e intenso, pronto a contorcere il mio corpo in spasmi pieni di desiderio, prima di lasciarmi addormentata pensando a fantasie irrealizzate.

Mi sono svegliata con ancora più voglia di prima. Ed il fatto che abbia indossato le mie fide Louboutin lo sottolinea e lo dimostra. Ho sempre «fatto danno» (citando un follower) quando le ho indossate. In realtà ho un inutile alibi rafforzativo per lasciarmi andare. Come se mi servisse… No, sicuramente no, ma anche avere, vivere, vedere, sentire le Louboutin rosse ai miei piedi accresce (e non poco) la mia voglia, il mio sentirmi pronta a tutto. Ancora più del solito. La vestizione è istintiva e decisa all’ultimo momento, prima di risistemarsi e uscire a corsa di casa.

Mi fermo a fare benzina al solito posto, come molte altre mattine. Ma stavolta c’è qualcosa di nuovo, un ragazzo che non avevo mai visto. Aspetto il mio turno e intanto lo osservo incuriosita. Non è male. Il mio istinto da animale si allerta subito. Lo scruto nei movimenti tecnicamente insicuri e lenti. Non dev’esser da molto che lavora. Provo a intuire il suo fisico sotto la divisa già sporca di residui di civiltà urbana. Seguo i lineamenti del suo viso e provo a intuire la sua personalità. Senza accorgermene sto lì a pensare portandomi un dito sulle mie labbra sporcandolo col rossetto dato poco prima. Corro troppo. Lo so. Ma è più forte di me. Sto già facendo fantasie su di lui. E mi sono già bagnata. È il mio turno, faccio scendere il vetro e gli porgo le chiavi dicendogli una cifra a caso che spero di avere nel portafoglio. Le sue parole di convenevole cortesia sono abbronzate dal sole del sud e il suo sguardo cade fugacemente sulle mie gambe scoperte dal miniabito che indosso. Lo guardo muoversi. Sono incuriosita da lui. E attratta. Indubbiamente.

Si riavvicina porgendomi le chiavi, gli do 50 euro non sapendo quanto gli avessi chiesto di mettere e mentre cerca il resto guardo nello specchietto e decido in un istante, come spesso mi capita. Non c’è nessun’altro adesso. «Dovrei anche controllare le gomme se puoi». Restituendomi dei soldi che metto via senza guardare sposto la macchina all’interno della rimessa dove mi indica lui. Sono bastarda lo so, ma la voglia del giorno prima e le fantasie del momento si mischiano in un momento di lucida follia. Si china a controllare la prima gomma. Scendo e mi appoggio con la schiena alla mia macchina, proprio vicino a lui. Lo osservo mentre controlla la pressione. E non solo. Mi guarda le gambe, forse senza accorgersi che ne sono ben consapevole. Sono eccitata. Piego una gamba appoggiando la scarpa alla mia auto. Adesso il suo sguardo si fa più attento. «Ti piacciono?» gli dico con voce inaspettatamente spezzata che tradisce un po’ la mia eccitazione. Si sofferma un attimo e dal suo sorriso arriva una risposta intraprendente: «E non solo quelle». Lo guardo dritto negli occhi, la Louboutin che era appoggiata alla macchina torna a sporcarsi a terra di olio motore. Mi avvicino a lui. Si alza e mi spinge contro lo sportello chiuso alle mie spalle. Sono eccitatissima. E anche lui. Lo sento premere su di me. I collant sono già fradici della mia voglia. Vedo arrivare una macchina e decido in un attimo. Mi accuccio sui miei tacchi mentre le mie mani trovano la cerniera che libererà la sua voglia. La mia bocca è pronta ad accoglierlo, lasciando una scia di rossetto fresco a marcare il territorio. Lo assaporo avidamente, mentre con una mano scendo a darmi piacere da sopra i collant grondanti di desiderio. Il culmine arriva velocemente. Per entrambi. E ci lascia soddisfatti e sorpresi. Si ricompone velocemente e corre a servire l’altra macchina. Non lo aspetto. Risalgo in auto ed esco senza salutarlo. Mi guarda interdetto e incapace di dirmi qualcosa. Corro in ufficio, sono in ritardo. Il pensiero va ancora a lui e alla voglia di andare oltre l’approccio mattutino. Ripasserò stasera. Ho voglia.

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