Non le porto via altro tempo… – I Parte

La mia lingua sta scorrendo avida sulla sua eccitazione mentre le mie dita lo cingono con forza. Avvicino le labbra, facendogli sentire il calore del mio respiro, prima di schiudersi per accogliere il suo sapore aspro nella mia bocca. Mi eccita il suo odore, il suo sapore. Le mie dita, cingendolo con forza, scendono lentamente verso il basso offrendolo alla lingua che scorre lungo tutta la sua turgida lunghezza. Cerco lo sguardo, vedendo la sua eccitazione. E la mia. Lo bacio, delicatamente sulla sua pelle tesa dalla mia mano. Sento in bocca il suo sapore, forte. Faccio scivolare il mio Dior all’indietro facendolo uscire dalle mie labbra. Lo bacio, di nuovo, ripetutamente, lungo tutta la sua durezza. Ho voglia di darmi piacere, ma resisto per tormentarmi di desiderio… Muovo le gambe, stringendo le cosce, mentre resto piegata su di lui. Sento salire il fondo del miniabito che indosso. Mi eccita pensare ad altri occhi che mi guardino in quel frangente di folle eccitazione… Lo avvicino di nuovo alla mia bocca. Lo bacio, lentamente, schiudendo di nuovo le labbra tinte della mia passione. Lo faccio entrare, lentamente, guidandolo con le labbra che scivolano sulla sua eccitazione fradicia della mia saliva e della mia voglia. Cerco di farlo arrivare il più possibile a fondo, anche se non riesco a tenerlo troppo. Lo faccio scivolare fuori, restando legata con un filo di saliva. Mi lecco le labbra. Mi alzo in piedi, le mani vanno a cercare il fondo del miniabito sfilandomelo e gettandolo a terra, insieme al reggiseno che finirà sopra. Mi scosto il perizoma, inzuppato della mia voglia… allargo leggermente le gambe, salde sulle mie Louboutin rosse. Intingo le mie dita nel desiderio più torbido e son il mio succo di piacere vado ad eccitarmi sfiorando i capezzoli turgidi e protesi. Mi guarda, la sua mano scende ad impugnarlo, iniziando a muoverla lentamente… Faccio scivolare ai miei piedi quel che resta del mio intimo, restando impigliato in uno dei tacchi. Suona il telefono sulla scrivania. Lo guardiamo istintivamente, ignorandolo. Mi siedo sulla sua poltrona, porto una gamba sulla scrivania, l’altra resta a terra. Le mie dita lasciano i capezzoli e scivolano a tuffarsi nella mia eccitazione. Si alza in piedi, di scatto. Viene davanti a me… mi prende per i capelli e mi fa inginocchiare. Lo assecondo, continuando a darmi piacere. La sua mano lo impugna, forte e avvicinandolo al mio viso inizia a sbattermelo con forza sulle guance. Gemiti incontrollati e incontrollabili escono dalla mia bocca, mentre continua a sbattermelo sul viso. Apro la bocca, cercando di prenderlo ma senza riuscirci. Mi tira i capelli, facendomi reclinare all’indietro la testa, facendomi inarcare la schiena. I miei capezzoli si protendono verso di lui e si ribagnano di me ad ogni passaggio delle mie dita intinte a lungo nel mio desiderio. Riesco ad agguantarlo con una mano e ad accoglierlo nella mia bocca calda. Stringo le labbra, con forza, per non farlo uscire. Le sue mani, adesso, sono sulla mia testa. Me la spingono per accoglierlo a fondo. Il suo bacino inizia a muoversi facendolo scorrere tra le mie labbra a ritmo sempre maggiore. Lascio i miei capezzoli e vado a stringere con forza le sue natiche, accompagnandolo ad ogni movimento che cerca di penetrare sempre più a fondo la mia bocca. Lo impugno di nuovo con una mano, rallentando i suoi movimenti, mentre l’altra mano scende a sfiorarmi e a farmi raggiungere il culmine del piacere. Gemo senza controllo per quanto mi è possibile avendolo ancora in bocca. Stringo le cosce nel cercare di fermare le dita che cercano ancora un piacere folle, prima di liberarsi. Adesso è la mia testa a dettare il ritmo. Suona ancora il telefono. Lo guardo dritto negli occhi prima di essere inondata di lui. Stringo con forza la mano, ma continua ad inondarmi con gli ultimi movimenti. Non la trattengo più in bocca e pur assaporandola con gusto, me la sento colare lungo il viso e cadere sui miei seni. Aspetto gli ultimi suoi movimenti, prima di vederlo uscire lentamente dalle mie labbra. Assaporo il suo gusto. Lo guardo negli occhi mentre deglutisco il suo piacere. Le mani scorrono sui seni spalmandomi quel che resta di lui su di me. Lo riprende in mano, e torna a sbattermelo un’ultima volta sul viso, con minor vigore di prima. Mi rialzo in piedi, le ginocchia arrossate dalla posizione prolungata. Mentre si ricompone, faccio scivolare il miniabito su di me, il reggiseno lo metto in borsa, resterò con il suo sapore spalmato addosso ad eccitarmi ogni volta che i capezzoli strusceranno sul miniabito. Raccolgo il perizoma e glielo metto sulla pratica che gli ho lasciato. “Ti lascio anche questo”. Mi rimetto a sedere, accavallo lentamente le gambe facendo dondolare lentamente la mia Louboutin sollevata. Si apre la porta. Scende il gelo… appena in tempo… penso… Entra una sua collega con un’antipatica voce stridente che dice di averlo cercato inutilmente. Toglie il perizoma dalla scrivania, ma vedo che ha lasciato tracce di me sul foglio che ha un lembo appena inumidito. Penso al rischio che abbiamo corso e in un certo senso all’eccitazione della situazione. Mi alzo. Convenevoli di uscita. “Non le porto via altro tempo, vedo che ha da fare.”

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