Voglio solo esser libera. Libera di esser me stessa. Libera di viver la mia vita senza render conto a nessuno di ciò che faccio, di ciò che dico e di ciò che penso, nell’alveo della liceità, della correttezza e della serenità che dovrebbero rappresentare gli argini di qualsiasi mente pensante. Oggi è il giorno dell’ipocrisia. Quell’ipocrisia imperante in cui tutti difendono tutte noi da tutti coloro che oggi ci difendono. È una frase circolare per un pensiero che di circolare ha ben poco, ma può esser più facilmente ricondotto in una freccia. Opprimente, ovviamente, verso il basso, a schiacciare qualsiasi velo di buonsenso e di uguaglianza che possa esser frapposto tra gli strati sociali orizzontali o verticali di una comunità che non può dirsi tale se non tutela tutt*. Perché tanti credono che la violenza sia solo quella che lascia i segni sul corpo. Ma la violenza (per certi versi anche più bieca, perché subdola e subliminale) è quella che si cela nelle frasi che ti dicono, nei pensieri che hanno, ultimi eredi di un’atavica mentalità retriva e anacronistica. Oggi tutti i maschietti benpensanti a manifestare con noi per un “soul-washing” che li depurerà per altri 364 giorni dalle scorie di una società che li ha messi da secoli su un piedistallo. Poi al 365° giorno tutti a tornare immacolati per un altro anno.
Oggi è il giorno di chi non c’è. Di chi c’è stata. Di chi ha voluto esser libera. E anche il giorno di chi non ci sarà. Chissà… forse anch’io diventerò un numero, una delle purtroppo tante, troppe, che hanno rivendicato la propria libertà di pensiero, la propria libertà di essere, la propria libertà di femmina, la propria libertà di esser donna. In tutto e per tutto. Forse il prossimo anno non sarò qui a scriver un post come ogni 25 novembre perché potrebbe esserci qualcun’altra che magari mi ricorderà. O forse nemmeno… forse sparirò semplicemente tra le colonne di un quotidiano di provincia a cui farò anche aumentare la tiratura. Lo metto in conto. Purtroppo. E non è normale. Ve ne rendete conto o no? Vi sembra normale che non sia scontato tornare a casa, a lavoro, nella vita di tutti i giorni? E il tutto per una distorta visione di “possesso” verso un’altra persona che non potrà mai esser di proprietà di nessun altro esser umano che non sia se stessa.
Se non ci sarò perché sarò confluita in una statistica, diluita in uno sproloquio di benpensanti e sublimata da gesti vergognosi… beh… il prossimo anno, evitate commemorazioni per me e vi chiedo solo una cosa che sarà la mia più grande vittoria: guardatevi allo specchio. Guardatevi allo specchio quando sarete soli con voi stessi e non dovrete render conto a nessuno di ciò che pensate. Guardatevi allo specchio e chiedetevi cosa avete fatto nel vostro quotidiano per evitare che chi vi sta accanto possa sentirsi subalterna a voi.
Con profondo rancore
m.
“State molto attenti a far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai piedi perché dovesse essere calpestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale, un po’ più in basso del braccio per essere protetta, dal lato del cuore per essere amata”.
Roberto Benigni
(M sei una meravigliosa creatura, splendida come il primo fiore che sboccia in primavera e con l’anima luminosa come l’alba)